«Solo la filiera è in grado di tenere insieme la produzione con la trasformazione e la commercializzazione, erogando al contempo tutti i servizi necessari alle aziende agricole che si convertono al biologico, dalla consulenza alla digitalizzazione. Anche nel bio bisogna quindi costruire filiere forti ed efficienti, basate sulla capacità di progettazione e innovazione in modo da essere più resilienti dinanzi alle distorsioni del mercato, specie in una situazione di crisi come quella attuale». Lo ha detto Francesco Torriani, coordinatore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari intervenendo oggi a Bologna al convegno Rivoluzione bio - crisi climatica, conflitti in Europa, transizione ecologica: il ruolo dell’agricoltura biologica svoltosi nell’ambito del Sana, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale.
Fra le proposte avanzate dalla cooperazione c’è quella di sostenere la domanda attraverso “campagne promozionali d’impatto, con la compartecipazione del pubblico e del privato, capaci di raggiungere il consumatore ‘ordinario’ non solo con quello ‘militante’”.
Per contenere l’impatto dei costi energetici sulle aziende biologiche l’Alleanza cooperative punta sulle comunità energetiche. «La crisi in atto rende necessario – ha spiegato Torriani - lo sviluppo di una visione olistica: nel nostro approccio di filiera la produzione di energia necessaria all’impresa per produrre cibo non può più essere considerata un input esterno. Le comunità energetiche rappresentano un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili». Inoltre, l’introduzione di un credito di imposta a copertura delle spese di certificazione per i prodotti biologici potrebbe secondo Torriani «essere utile per alleggerire i costi a carico delle imprese e rendere i prodotti bio più competitivi».
Infine, dal momento che tra le maggiori sfide dell’agricoltura europea c’è anche quella di aumentare la produzione per essere meno dipendenti dall’estero, anche l’agricoltura biologica secondo l’Alleanza cooperative deve farsi carico di questa sfida e provare a ridurre il divario di produttività con l’agricoltura convenzionale. Come? Puntando, secondo Torriani «sull’innovazione, a partire dal biobreeding, ovvero la selezione di nuove varietà, che permettano di coniugare la qualità alla quantità nel rispetto dei principi dell’agroecologia».
Laura Viviani