«Solo nell’ultimo bando per l’arresto definitivo, in Italia sono state presentate oltre 1000 domande di rottamazione pescherecci che superano di molto i 74milioni di euro messi a disposizione dalla Ue per far cessare l’attività. Con una flotta europea e italiana che sta lentamente scomparendo a causa di normative inadeguate e concorrenza sleale da parte di Paesi extra-UE è necessario rivedere la Politica Comune della Pesca (PCP) nel segno di una sostenibilità economica, sociale e ambientale. Nei prossimi dieci anni c’è bisogno, infatti, di aumentare di almeno il 30% il numero degli operatori ittici lungo tutta la filiera per garantire la sopravvivenza della pesca italiana che invecchia e fatica a trovare addetti». Lo dice Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca a margine di incontri istituzionali organizzati a Bruxelles in occasione dell’Anno Internazionale delle cooperative proclamato dall’ONU per la seconda volta nella storia. «Misure per favorire la transizione energetica e la decarbonizzazione dei pescherecci, ma anche la modernizzazione visto che l’età media della flotta è di 31 anni. Contrasto ai cambiamenti climatici e alle specie aliene, dal granchio blu al vermocane, che stanno mettendo in ginocchio le economie di interi territori. La necessità di normative comunitarie più calate sulle realtà produttive delle diverse marinerie. A questo bisogna dare risposta in Europa per far uscire l’economia ittica dal guado e rilanciare il ricambio generazionale. Nell’ultimo decennio la nostra flotta peschereccia ha fatto registrare a un -21% », conclude Tiozzo.
Alessandra Fabri