«Gli acquisti di beni e servizi da parte della Pa valgono 290 miliardi, oltre il 15% del Pil (Fonte Anac), rappresentano quindi una potente leva di sviluppo economico e sociale. Bene il collegamento tra gare pubbliche e contratti di lavoro da applicare, previsto dal nuovo Codice degli Appalti, utile per determinare salari giusti per milioni di lavoratori ed evitare continui ribassi, ma resta un ulteriore necessario passaggio da precisare affinchè si tuteli a pieno la libertà sindacale e la possibilità di poter svolgere attività trasversali nei diversi settori». Così Massimo Stronati presidente di Confcooperative Lavoro Servizi, nel corso dei lavori “I contratti pubblici come leva di sviluppo economico e sociale”, workshop a cui ha partecipato questa mattina a Roma, Matteo Salvini. vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Al centro dei lavori il ruolo che nell’economia nazionale hanno gli acquisti da parte della Pubblica amministrazione e le novità normative contenute nel nuovo Codice degli Appalti per tutelare sia i lavoratori che le imprese.
«Abbiamo accolto con interesse – ha sottolineato Stronati – l’inserimento nel nuovo Codice degli appalti del legame tra gare pubbliche e contratti collettivi di lavoro. Una scelta che permette al contempo di difendere i salari dei lavoratori e il potere di acquisto delle famiglie; di spingere le imprese a confrontarsi su aspetti diversi dalla mera riduzione del costo del lavoro, spostando il terreno della concorrenza su aspetti legati all’innovazione, alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti. E di eliminare la possibilità che la pubblica amministrazione insegua il solo criterio del mero risparmio, attraverso il massimo ribasso, nella scelta delle imprese affidatarie. Il collegamento espresso tra appalto e salario rende ancora più evidente, logica e coerente la necessità di adeguare le tariffe».
A proposito del legame tra appalti e contratti di lavoro da applicare resta, tuttavia, da chiarire un aspetto che è quello dell’equivalenza dei contratti che le stazioni appaltanti devono inserire nei capitolati. Un concetto che non ha una piena definizione normativa.
«Il criterio dell’equivalenza previsto dal Codice degli appalti – conclude Stronati – può generare effetti distorsivi andando a ledere la libertà sindacale e limitando la possibilità che, nell’ambito degli affidamenti possano essere svolte attività trasversali, come ad esempio, quella dell’inserimento lavorativo delle persone cha appartengono a categorie svantaggiate. Per questo auspichiamo un intervento normativo che faccia chiarezza su questi aspetti sgombrando il campo da equivoci che potrebbero limitare l’efficacia delle nuove norme».
«Siamo per il salario giusto non per il salario minimo. Anche nella discussione al CNEL ci siamo fatti portatori di questa posizione. E gli appalti devono tutelare il lavoro e il lavoro giusto contestando il dumping e le offerte economicamente più vantaggiose» lo puntualizza Maurizio Gardini presidente di Confcooperative.
Francesco Agresti