L'elevato numero delle cause commerciali pendenti in Italia produce, "perdite di benessere pari a circa 1,5 miliardi di euro all'anno (0,09% del Pil) ". E' quanto rileva uno studio comparativo condotto dall'Encj, la Rete europea dei Consigli della magistratura, tra Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Irlanda e Lituania, i cui risultati sono riportati in una delibera, approvata oggi dal plenum del Consiglio superiore della magistratura.
Il dato è calcolato "avuto riguardo ai costi complessivi sostenuti dalle parti in causa (spese legali, spese per avvocati e per il proprio personale, costi dovuti ai ritardi che subiscono le attività commerciali durante il processo e all'incertezza degli esiti dello stesso) e ai costi sostenuti dai Tribunali".
Il valore delle controversie commerciali pendenti presso i Tribunali italiani, riporta ancora la ricerca, è pari al 2,17% del Pil a fronte, ad esempio, dei Paesi Bassi all'1,73% e della Norvegia allo 0,26%. Sul piano della durata media dei procedimenti relativi a contenziosi di valore pari o superiore a 1 milione di euro, l'Italia registra i dati peggiori tra i 5 paesi in comparazione. La durata media è, infatti, di 840 giorni per il primo grado e di 880 giorni per l'appello, a fronte di dati sensibilmente inferiori per gli altri paesi: Paesi Bassi 525 e 647; Lituania 383 e 290; Irlanda 291 e 517; Norvegia: 227 e 272.
Francesco Agresti