Nei primi 10 mesi del 2023 sono stati attivati 7.006.056 nuovi rapporti di lavoro mentre ne sono cessati 6.264.118 con un saldo netto positivo di 741.938 contratti. È quanto riporta nell'Osservatorio Inps sul precariato secondo il quale tra gennaio e ottobre la variazione netta per i contratti a tempo indeterminato è stata di 402.041 unità, in miglioramento rispetto alle 362.390 dello stesso periodo del 2022. Nel complesso le assunzioni sono rimaste stabili rispetto ai primi 10 mesi del 2023 (-0,02%). Le assunzioni a tempo indeterminato sono state 1.161.367, in calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2023 mentre sono cresciuti i nuovi contratti di lavoro intermittente (+4%), quelli a tempo determinato (+3% a quota 3.140.042) e stagionali (+2%). I contratti di apprendistato sono diminuiti del 4% a quota 288.317 mentre i contratti in somministrazione sono stati 849.934 con un calo del 7%. Le trasformazioni da tempo determinato fino a ottobre 2023 sono risultate 653.000, in aumento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo sono risultate 83.000, in flessione del 15% è il riflesso ritardato della contrazione delle assunzioni con tale tipologia contrattuale avvenuta nel 2020). Le cessazioni complessive fino a ottobre del 2023 sono state 6.264.000 (-1%). Concorrono a questo risultato i contratti in somministrazione (-7%), i contratti a tempo indeterminato e i contratti in apprendistato (-5%). Correlata al corrispondente andamento positivo risulta la dinamica dei contratti stagionali (+1%), dei contratti a tempo determinato (+2%) e dei contratti di lavoro intermittente (+3%). Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro registra un saldo positivo pari a 507.000 posizioni di lavoro. Per il tempo indeterminato la variazione tendenziale annua è positiva per 371.000 unità (spiega quindi oltre i tre quarti dell'incremento complessivo).
Alessandra Fabri