Economia: Covid; un terzo imprese teme per propria attività, ma cresce valore aggiunto lavoro +2,7%

Economia: Covid; un terzo imprese teme per propria attività, ma cresce valore aggiunto lavoro +2,7%

mercoledì 7 aprile 2021

Economia: Covid; un terzo imprese teme per propria attività, ma cresce valore aggiunto lavoro +2,7%
 A novembre 2020 quasi un terzo delle imprese considerava a rischio la propria sopravvivenza, oltre il60% prevedeva ricavi in diminuzione e solo una su cinque riteneva di non avere subito conseguenze o di aver tratto beneficio dalla crisi". Lo segnala l'Istat nel Rapporto sulla Competitività 2021, osservando come nonostante uno scenario in miglioramento, le prospettive di ripresa per il 2021 sono giudicate limitate. Infatti, meno di una impresa su cinque prevede una normale prosecuzione dell'attività nella prima metà dell'anno. La crisi ha colpito soprattutto le imprese di piccola e piccolissima dimensione (risulta a rischio oltre un terzo di quelle con 3-9 addetti) e si è manifestata prevalentemente attraverso un crollo della domanda interna e della liquidità". in 11 regioni almeno la metà delle imprese presenta almeno due di tre criticità che le denotano a rischio Alto o Medio-alto (riduzione di fatturato, seri rischi operativi e nessuna strategia di reazione alla crisi)". Sette di queste regioni sono nel Mezzogiorno (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia), una al Nord (Provincia autonoma di Bolzano) e tre nel Centro Italia (Lazio, Umbria e Toscana). In quanto ai settori, si è registrato un crollo del valore aggiunto che è diminuito dell'11,1% nell'industria in senso stretto, dell'8,1% nei servizi, del 6,3% nelle costruzioni e del 6,0% nell'agricoltura.In generale fra i servizi commercio, trasporti, alberghi e ristorazione segnano -16% contro il -14,6% di attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, di riparazione di beni per la casa e il -10,4% per attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto alle imprese.Tra i settori manifatturieri, il comparto del tessile, abbigliamento e calzature ha subito il crollo più grave (-23%), seguito dai macchinari e mezzi di trasporto (-15%). Gli alimentari e il farmaceutico sono stati gli unici settori a registrare incrementi di valore aggiunto (+2e +3,5% rispettivamente).Tuttavia,alla luce della dinamica del valore aggiunto osservata nei diversi paesi, la produttività del lavoro (misurata in termini di valore aggiunto per ora lavorata) ha registrato un incremento del 2,7% nel nostro Paese", a fronte di variazioni sostanzialmente nulle in Francia, Spagna e Germania. L'aumento - spiega l'Istat - "è stato minimo nella manifattura ma considerevole nel terziario, in misura del tutto anomala rispetto alle tendenze del comparto".

 

  Alessandra Fabri

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