Pesca: allarme rosso per l’impatto della crisi del prezzo dell’energia e dei carburanti

Pesca: allarme rosso per l’impatto della crisi del prezzo dell’energia e dei carburanti

venerdì 28 ottobre 2022

L’intervento dell’Alleanza Cooperative Pesca al Parlamento Europeo accende i riflettori sulle conseguenze drammatiche del caro-gasolio, della crisi energetica e sul futuro della flotta

Pesca: allarme rosso per l’impatto della crisi del prezzo dell’energia e dei carburanti

Perdita di profitto, costi insostenibili, imbarcazioni ferme in porto, occupazione a rischio. La situazione determinata sulla pesca italiana dalla crisi del prezzo dell’energia e dei carburanti ha assunto caratteristiche drammatiche che non accennano a stemperarsi. E' il grido dall'arme dell’Alleanza Cooperative Pesca al Parlamento Europeo che accende i riflettori sulle conseguenze drammatiche del caro-gasolio, della crisi energetica e sul futuro della flotta.  Considerata l’importanza del costo del carburante per le imprese pescherecce, evidenzia la cooperazione,in Italia si stima una perdita di profitto lordo per il settore, nei primi mesi dell’anno, pari a circa il 28% rispetto al profitto realizzato negli anni 2020 e 2021. Tale calo risulta ancora più grave se si considera che il raffronto è basato sull’annualità 2020 che aveva già subìto contrazioni notevoli in termini di fatturato e giorni di attività a causa della crisi pandemica. Le imprese di pesca scontano una forte dipendenza dal carburante ed i motori delle imbarcazioni, soprattutto per quanto riguarda i sistemi a traino, risultano fortemente energivori. Per questi ultimi tipi di pesca l’incidenza dei costi di produzione è infatti nell’ordine del 60/70%. L’impatto della crisi energetica riguarda quindi, in modo più profondo, questo sistema di pesca, ovvero circa il 30% della flotta peschereccia italiana, (composta nel complesso da circa 12.000 imbarcazioni) che rifornisce la gran parte di prodotto dei nostri mercati ittici. A seconda della tipologia e della dimensione del peschereccio vengono infatti consumati tra i 500 e i 1.700 litri di gasolio al giorno.

L’aumento del costo del gasolio - e degli altri costi di produzione - ha indotto inizialmente gli operatori, soprattutto il sistema a strascico, a ridurre le giornate di pesca con evidenti ripercussioni sulla produzione complessiva e sulla possibilità di approvvigionamento da parte dei mercati ittici e delle famiglie italiane, con sensibili conseguenze sul reddito dei pescatori, anch’esso diminuito a causa del meccanismo previsto dal contratto alla parte, con vantaggi significativi offerti nel commercio all’importazione extra-Ue che ne ha tratto, e ne sta traendo, un indubbio profitto. Queste riduzioni, a seconda delle Regioni, hanno comportato arresti dei pescherecci in banchina per periodi continuativi anche prolungati (diverse settimane) o, in alternativa, diminuzione delle uscite settimanali in mare (ridotto a 2-3 giorni/settimana) anche con riduzione e rotazione delle imbarcazioni ferme in porto, per evitare da un lato di chiudere i mercati o lasciare troppo spazio alla sostituzione del prodotto locale con quello importato, dall’altro di sbarcare gli equipaggi. Ad oggi le imbarcazioni continuano ad avere enormi difficoltà a far quadrare i conti e, anche a causa del calo dei prezzi del prodotto ittico dopo il periodo estivo (-30-40%), sono sempre di più gli armatori interessati al fermo definitivo.  

L’impatto drammatico sul reddito dei pescatori si registra nonostante i vari interventi messi in campo dalla CE e dal Governo italiano con un credito d’imposta, che sul piano finanziario non ha evidentemente effetti immediati sul cash-flow delle imprese. Stessa cosa si può affermare sulle misure FEAMPA che la CE ha tempestivamente consentito di modificare per intervenire sulla perdita di redditività e costi aggiuntivi, ma ad oggi ancora senza effetto per mancata attivazione del nuovo Fondo.

Se queste criticità dovessero mantenersi stabili nei prossimi mesi sarà difficile se non addirittura impossibile garantire margini alle imprese, come anche riconosciuto dalla CE nella comunicazione del 1.6.2022 (COM(2022)253 final) in cui si stima che “circa il 40% della flotta artigianale, il 66% della flotta su larga scala e l'87% della flotta d'altura non sarebbero redditizi se i prezzi dell'energia rimanessero al livello attuale per il resto del 2022”, per ridare futuro alla pesca occorrono rapidi investimenti per adottare nuovi carburanti e motori meno energivori, ma il FEAMPA non prevede sostegni in questo senso per la parte di flotta peschereccia che ne ha più bisogno, e tantomeno per il rinnovo delle imbarcazioni.

Senza sostegni al rinnovamento della flotta il Feampa si allontanerà sempre di più dalla pesca europea, ci saranno sempre più ritiri definitivi e meno turnover fino a chiudere il settore nei musei. Per evitare che ciò accada occorre rimuovere un blocco ideologico senza smettere di perseguire l’obiettivo della piena sostenibilità della pesca che in realtà sta diventando, se non lo è già, insostenibile più per i pescatori che per le risorse ittiche

  Alessandra Fabri

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