«Contro le rendite, sì alla riforma del catasto. Una No tax area fino a un valore immobiliare di 500 mila euro per famiglia, modifiche al bonus del 110% e riduzione dal 10 al 4% dell’Iva sui contratti di locazione». Sono le proposte che Alessandro Maggioni, ha presentato all’assemblea dei soci di Confcooperative Habitat che lo ha confermato questa mattina a Roma alla presidenza della federazione che riunisce le oltre 1.000 cooperative aderenti che generano un fatturato aggregato di 625 milioni.
«La casa – ha sottolineato nella sua relazione Maggioni – è, soprattutto, nelle aree urbane più complesse, il principale fattore di replicazione della disuguaglianza. Perché dietro alla casa e alle trasformazioni urbane c’è una forza occulta che opera senza che molti se ne accorgano. Questa forza è la rendita».
«Siamo convinti – aggiunge il presidente di Confcooperative Habitat – che la riforma del catasto sia un passo ineludibile per un Paese civile. Rimettere ordine ai valori catastali riportandoli a un’aderenza con la realtà è – a nostro avviso – un passo utile per impostare serie e non punitive politiche redistributive. Una volta portato a termine il riordino catastale si faccia una elementare norma: si stabilisca una zona franca d’imposta – per ogni nucleo famigliare o singola persona – su un valore immobiliare di 500.000 euro, che rispetta la tutela del diritto a non vedere tassato il patrimonio abitativo “di prima casa” per tutti. Sopra a quella cifra si ridetermini una imposizione fiscale proporzionale ed equa, in base al principio che quanta più rendita si accumula, tanto più è giusto che si restituisca proporzionalmente alla collettività». Sonora bocciatura per il bonus del 110% che per Maggioni va profondamente rivisto.
«La questione energetica – ha sottolineato – dovrà essere l’elemento attorno a cui fa ruotare il riordino dei bonus edilizi incentivando robustamente fotovoltaico e produzione di energia pulita, in affrancamento dalle fonti fossili, anche incentivando il sostegno alla creazione di comunità energetiche cooperative di impronta condominiale o di isolato urbano. Si moduli l’incentivo – che non dovrebbe mai essere più dell’85% (la compartecipazione economica richiama responsabilità) – in relazione alle categorie del catasto riformato: immobili più vecchi e poveri, avranno una percentuale di incentivo più alti e viceversa. Si stabilizzino gli incentivi così ripensati in un tempo medio lungo, così da finirla con la corsa continua verso l’accaparramento come se non ci fosse un domani, consentendo alle persone e alle imprese di programmare azioni e investimenti con raziocinio». Un altro tema sul quale Confcooperative richiama l’attenzione è la riduzione dell’IVA al 10% sui canoni di locazione, convenzionata o in qualsiasi modo agevolata.
«L’IVA – ha concluso Maggioni – è un tema che riguarda l’Europa, ma è una scusa che siamo stanchi di sentire: o si lotta per portarla al 4% come tanti altri beni e servizi essenziali – e la casa lo è più di tutti – o la si rende deducibile per gli inquilini o per la cooperativa che la applica, in modo che non sia più un balzello aggiuntivo per le famiglie».
Alessandra Fabri