Con 9,2 miliardi di metri cubi, l'Italia detiene nel 2018 il primato nell'Ue27, ormai più che ventennale, del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In termini pro capite il divario tra i paesi europei è ampio. Lo rileva l'Istat in occasione della Giornata mondiale dell'acqua,istituita dall'Onu e celebrata ogni anno il 22 marzo. L'Italia, con 153 metri cubi annui per abitante, si colloca in seconda posizione, mentre la Grecia è in cima alla classifica (157 metri cubi), a grande distanza dai successivi paesi in graduatoria: Irlanda (128), Bulgaria (119) e Croazia (111).La maggior parte degli Stati membri (20 paesi su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l'approvvigionamento pubblico. Malta si contraddistingue per il volume più basso, solo 30 metri cubi annui a persona. Nella parte bassa della graduatoria si collocano la maggior parte dei paesi dell'Europa dell'Est. Nel 2020 il 67,4% degli intervistati (persone di 14 anni e più) dichiara di essere attento a non sprecare l'acqua, a conferma della crescente consapevolezza di quanto sia importante la corretta gestione, anche a livello individuale, delle risorse naturali del nostro pianeta. Permangono differenze regionali: in Calabria si ha il minimo regionale. A livello territoriale, la maggiore preoccupazione viene espressa dai residenti nel Nord (42,7%), la minore nel Mezzogiorno (37,4%). L'età sembra incidere sull'attenzione al problema dell'inquinamento delle acque: è infatti nelle fasce più anziane (75 anni e più) che si riscontra la minore sensibilità rispetto al resto della popolazione intervistata. Il 24,8% delle persone di 14 anni e più si dichiara preoccupato per il dissesto idrogeologico (frane e alluvioni), problema meno avvertito dai giovani (14-24 anni) rispetto agli adulti (almeno 55 anni). (Foto Imagoeconomica)
Alessandra Fabri