La cooperativa bolognese ha donato le due strutture collocate nelle RSA di Rimini mentre i dipendenti hanno contribuito all’acquisto di quelle di Premilcuore (FC) e Santa Sofia (FC). Operative da dicembre, hanno permesso centinaia di incontri fra anziani ospiti e i parenti.
Giuseppe Salomoni, presidente CEA: “Gli anziani sono le fondamenta della nostra società: dobbiamo prendercene cura”. Anna Grazia Giannini, direttore generale “Il Cigno”: “Luoghi della vicinanza affettuosa molto importanti per gli ospiti e per i loro familiari”.
Tornare a incontrare i propri cari e rivivere il calore e l’affetto di un gesto semplice e antico quanto l’uomo: l’abbraccio. Un contatto che la pandemia per tanti mesi ha negato, soprattutto agli anziani ricoverati nelle strutture sociosanitarie: grazie a CEA – Cooperativa Edile Appennino, gli ospiti delle CRA “San Fortunato” e “Le Grazie” di Rimini, afferenti alla Cooperativa Sociale “Il Cigno” di Cesena, da dicembre a oggi sono tornati a vivere quotidianamente questa esperienza emozionante in assoluta sicurezza attraverso due “stanze degli abbracci” realizzate grazie a un’importante donazione da parte della realtà bolognese a cui si aggiunge il sostegno ulteriore dei dipendenti che ha contribuito in altre due strutture collocate nella CRA “San Vincenzo dè Paoli” di Santa Sofia (FC) e nella CRA “Domenico Lorenzo Ricci” di Premilcuore (FC). E oggi che, in virtù delle ordinanze, il ritorno alle normalità è sempre più vicino, si può guardare con soddisfazione al risultato raggiunto da queste strutture.
“Gli anziani – spiega il presidente di CEA, Giuseppe Salomoni – rappresentano le fondamenta della nostra società e in CEA sappiamo molto bene che, se non ci si prende cura delle fondamenta, ogni costruzione è destinata a crollare. La pandemia ha tolto tantissimo a milioni di persone ma agli anziani non autosufficienti che vivono nelle RSA ha negato anche la forma più semplice di affetto: il calore del contatto con i propri cari. Queste ‘Stanze degli abbracci’, già operative da qualche tempo, hanno rappresentato una possibilità preziosa per un primo ritorno alla normalità attraverso un gesto tanto semplice quanto potente: siamo costruttori, ci piace pensare che, grazie al nostro contributo, si sia costruito un momento di felicità per tante persone”.
Dal pensiero all’azione, il passo è stato breve: “In occasione delle festività natalizie, insieme agli auguri, abbiamo annunciato ai nostri dipendenti l’intenzione dell’azienda di effettuare una donazione, devolvendo anche l’equivalente del costo del tradizionale pranzo di Natale. Un gesto che è stato accolto con grande condivisione dando vita alla raccolta complessiva di una somma importante. La scelta della realtà a cui destinare la donazione è ricaduta sulla Cooperativa Sociale
‘Il Cigno’ di Cesena con cui abbiamo operato in passato e di cui riconosciamo il valore professionale e morale”.
“Grazie alla generosità di CEA e dei suoi dipendenti – commenta il Direttore Generale della cooperativa “Il Cigno”, Anna Grazia Giannini – abbiamo realizzato alcune nuove stanze degli abbracci: due, intitolate a CEA, sono state posizionate nelle nostre strutture di Rimini, mentre altre due, realizzate anche grazie al contributo dei dipendenti della cooperativa bolognese, sono state messe in opera a Premilcuore e Santa Sofia. Si tratta di un gesto di grande sensibilità che testimonia la vicinanza alle nostre strutture di assistenza, impegnate in pima linea a fianco degli anziani e che conferma quanto siano essenziali la collaborazione e il sostegno tra i diversi attori sociali ed economici del territorio, per rafforzare ancora di più la coesione in questa complessa traversata della pandemia. Questi spazi dentro le nostre strutture, luoghi della vicinanza affettuosa, si sono rivelate molto importanti in questi mesi sia per i nostri ospiti che per i loro familiari”.
“Così come ci prendiamo cura delle opere del nostro lavoro e del nostro ingegno – conclude Salomoni – dobbiamo occuparci, con attenzione e amore, di chi ci ha dato la vita e ci ha permesso di essere gli uomini e le donne che siamo oggi. Confidiamo che, grazie a queste ‘Stanze degli abbracci’, sia stata restituita un po’ di quella felicità a lungo negata. Nella speranza, naturalmente, che la pandemia diventi, il prima possibile, solo un brutto ricordo e che si possa tornare ad abbracciare i nostri anziani senza alcun pericolo per loro”.
Alessandra Fabri