Si è svolto giovedì 18 febbraio l’appuntamento annuale di Apot, dove ad ogni occasione l’associazione dei produttori ortofrutticoli trentini approfondisce i temi più attuali del comparto agricolo. Al centro del dibattito, il ruolo della frutticoltura come tutela del territorio e del paesaggio.
L’evento, in formula di Digital Talk, è stato organizzato e promosso da APOT insieme ai Consorzi Melinda e La Trentina e con la collaborazione di Trentino Marketing. Titolo: “ECONOMIA E PAESAGGIO, DA CONTRAPPOSIZIONE A SIMBIOSI. Un modello territoriale sostenibile tra tutela, sviluppo e integrazione.
L’obiettivo da parte degli ideatori dei contenuti è stato quello di invitare relatori e pubblico - oltre 200 gli interessati al dibattito collegati da remoto - ad un approfondimento delle tematiche della sostenibilità legate alla tutela del paesaggio. La proposta suggerita è una visuale diversa, originale ma attuale, che partendo dal paesaggio ed i valori che esso intercetta e con l’attenzione che merita, arriva ad un obiettivo economico, a cui nessun sistema produttivo può rinunciare.
Esiste già un modello trentino di sostenibilità, riconosciuto a livello internazionale, ove cresce l’attenzione per la tutela del paesaggio come tassello vitale di completamento di un progetto circolare in cui si integrano economie di scala, tecniche agricole, rispetto delle comunità locali.
Ecco perché proprio da questo territorio, da Apot, è partita la discussione di confronto con altri qualificati esperti europei, per riflettere su quanto sia impellente e necessaria un’azione equilibrata tra obiettivi di sviluppo economico, tutela ambientale e domanda di qualità e garanzia da parte dei cittadini. Tutti tasselli fondamentali che confluiscono nel concetto di “sostenibilità” oggi al centro delle politiche europee ed internazionali.
Il dibattito ha coinvolto diversi relatori, esperti di politica agricola internazionale, di economia, di paesaggio. Parte dei relatori erano presenti al Muse di Trento, parte in collegamento dall’Italia, Germania, Belgio.
Il saluto introduttivo è di Ennio Magnani, Presidente di Apot: “Far sapere ai cittadini in maniera trasparente e semplice quali sono i progetti e gli obiettivi del nostro settore frutticolo è indispensabile per un progetto di qualità. Al nostro quinto appuntamento abbiamo deciso di affrontare il rapporto tra paesaggio ed economia. Ambiente e paesaggio, quando difesi e curati, testimoniano la cura che il contadino mette nel proprio lavoro, diventando fattore di qualità che contribuisce a distinguerci e a renderci più forti, e quindi più competitivi sul mercato”.
Non è casuale che il progetto di discussione affrontato oggi parta dalle valli agricole trentine vocate alla produzione di mele, che già da anni sono oggetto di uno dei progetti di analisi e di studio a tema “sostenibilità” più importanti in Italia.
Per questo un’ampia finestra dell’evento è stata dedicata al “Bilancio di Sostenibilità”, l’attenta raccolta di dati che mette in evidenza il ruolo cardine della frutticoltura trentina dal punto di vista della qualità ambientale, delle implicazioni occupazionali e sociali e delle ricadute in termini economici diretti ed indiretti per le aziende frutticole ed il territorio. Una pubblicazione che dal 2016 è curata da APOT in collaborazione con Roberto Della Casa, docente universitario ed esperto di agroeconomia.
Del nuovo Bilancio di Sostenibilità, di cui è prossima la pubblicazione, scaricabile gratuitamente dal sito di Apot, parla Roberto Della Casa: “La filiera della frutticoltura trentina sta proseguendo il processo di sviluppo in ottica di sostenibilità, processo sistematizzato a partire dal 2016 all’interno del Progetto Trentino Frutticolo Sostenibile. Questa seconda edizione del Bilancio di Sostenibilità evidenzia ulteriori miglioramenti degli indicatori riferiti agli aspetti ambientali della frutticoltura trentina e constata che, nell’ambito del sistema territoriale trentino, la melicoltura alimenta un distretto che è in grado di produrre un valore economico per l’indotto diretto pari ad oltre la metà di quello generato dalla commercializzazione del prodotto coinvolgendo oltre 500 imprese nel territorio. Inoltre, negli ambiti d’elezione della coltura, come ad esempio le Valli del Noce, il distretto e il suo indotto diretto locale alimentano un’occupazione in termini di indotto indiretto di oltre 2.000 addetti, quasi il doppio di quelli generati dall’indotto diretto nel territorio”.
Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot, introduce invece il dibattito con i relatori: “Un convegno sull’importanza del paesaggio e le connessioni con l’economia agricola include un certo grado di azzardo, ma giunti al quinto appuntamento convegnistico abbiamo ritenuto utile proseguire, sulla scia di quanto già fatto nel passato, per richiamare da un lato l’attenzione dei frutticoltori sulla ormai ineludibile necessità di ampliare lo sguardo al contesto che circonda le aziende ed i frutteti e dall’altro per offrire alla collettività una visuale inconsueta, ma moderna e stimolante, del ruolo che la frutticoltura può giocare per il territorio. Un esercizio che abbiamo voluto fare con testimonial di profilo internazionale, in grado di accompagnare l’ascoltatore verso risvolti meno immediati ed intuitivi del paesaggio e delle sue implicazioni economiche, attraverso le esperienze di chi vive per professione l’evoluzione della domanda di salubrità, qualità di vita ed ambiente della collettività dei cittadini nel mondo. Innovare è fondamentale, e questo convegno invita a pensare in maniera innovativa e ad accompagnare verso la sostenibilità con la necessaria sensibilità”.
Grazie alla disponibilità dei produttori e agli studi portati avanti da istituti di ricerca riconosciuti a livello mondiale, Apot ha già al suo attivo molte iniziative che puntano verso la multifunzionalità del territorio, l’interconnessione tra aree come boschi, prati, ambienti urbanizzati, frutteti.
Da qui l’aggancio che gli organizzatori hanno creato per poter far parlare uno dei massimi esperti mondiali di Paesaggio, l’architetto e urbanista Stefano Boeri, professore Ordinario al Politecnico di Milano e Visiting Professor in diverse Università internazionali.
Nel suo ampio intervento, Stefano Boeri ha offerto una personale e professionale testimonianza di come la coabitazione tra centri urbani, ambiente rurale e natura spontanea sia possibile: anzi, questi tre elementi dovranno sempre più intersecarsi verso una visione di sostenibilità globale condivisa: “Così come dobbiamo aumentare le superfici biologiche vegetali e la presenza della biodiversità all’interno delle nostre città, dobbiamo ragionare su luoghi di presidio e di cura del paesaggio naturale su tutto il territorio”.
L’architetto milanese ha raccontato diversi casi di interazione tra presenza antropica e paesaggio, che guardano ad una transazione positiva - e oggi necessaria - tra natura e città.
Non sono mancati da parte dell’architetto Boeri, esempi di progetti concreti di intersezione tra natura e urbanizzazione: primo fra tutti il Bosco Verticale di Milano, il primo edificio residenziale sostenibile con facciate ricoperte da 800 alberi e oltre 20.000 piante, da lui realizzato nel 2014.
Dopo Boeri, il dibattito è proseguito con l’intervento di una voce politica e autorevole, quella di Herbert Dorfmann, dal 2009 membro del Parlamento Europeo e correlatore per la strategia Farm to Fork, rieletto per altri due mandati nel 2014 e 2019: “Il paesaggio è una espressione del territorio, il territorio è sempre più un valore richiesto e valutato dai consumatori. Di fatto quindi, avere un paesaggio ben tenuto e coinvolgente (Dolomiti patrimonio Unesco) può dare valore al prodotto e contribuire alla sostenibilità del sistema. Credo quindi che sia fondamentale anche per un settore intensivo come quello della frutticoltura essere coscienti di questo fatto e cercare di arrivare ad un equilibrio fra la necessita di coltivare e al contempo di mantenere una certa armonia paesaggistica. Visto che la sostenibilità è il centro della strategia Farm to Fork, i sistemi produttivi attenti anche all’ambiente, al territorio e al paesaggio devono essere riconosciuti e tenuti in considerazione nelle nostre scelte future. Questi sistemi devono essere tutelati e premiati. Dobbiamo inoltre impegnarci per garantire la disponibilità di tutti i mezzi di produzione e favorire una veloce evoluzione tecnologica. Questo deve avvenire anche lavorando su nuovi prodotti fitosanitari e piante resistenti alle malattie. Le strategie della F2F dovranno essere quindi attuate con gradualità e progressività, valutando di volta in volta i risultati raggiunti, i possibili problemi e gli interventi correttivi se necessari. Solo cosi aiuteremo i nostri agricoltori e i nostri consumatori e garantiremo un futuro all'agricoltura europea”.
A seguire, si sono alternati alcuni altri interventi in collegamento da remoto, come quello di Stephan Weist, dal 2018 presidente di Freshfel, Category manager del settore frutta e verduradi Rewe Germany, che ha sottolineato l’importanza di quanto sia delicato e necessario un equilibrio tra domanda e offerta: “Continuare a studiare l’offerta senza tener conto della domanda, cioè senza comprendere le necessità reali del consumatore, potrebbe essere un aspetto negativo, contrario al miglioramento di tutta le filiera alimentare”. Per questo a suo avviso gli operatori dovranno lavorare insieme, ascoltando da una parte la voce degli agricoltori “che ben conoscono la natura” e dall’altra quella dei consumatori.
Kristian Moeller, Amministratore Delegato di Global Gap, società che valuta e certifica oggi la qualità del lavoro degli agricoltori di oltre 200.000 aziende nel mondo, ha precisato: “Qualsiasi standard volontario privato come GLOBALG.A.P. può sostenere e integrare le iniziative regionali quando entrambi si allineano per ridurre eventuali duplicazioni per le parti che adottano pratiche sostenibili. Apprezziamo molto l'iniziativa dei distretti Trentino e Val di Non e faremo la nostra parte per rendere un partenariato pubblico-privato un successo per la popolazione locale”.
Celine Keidel, della Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea, team leader per l'analisi di mercato per frutta e verdura nell'unità che si occupa di monitoraggio del mercato e misure settoriali per vino, liquori e prodotti orticoli, che ha sottolineato: “Con l'adozione della strategia Farm-to-Fork c'è molto lavoro davanti a noi. Tutti gli attori della catena di approvvigionamento alimentare dovranno avanzare di pari passo per arrivarci. L'agenda è ambiziosa, ma lo dobbiamo alle generazioni future e iniziare senza indugio puntando in alto”.
In chiusura Stefano Vaccari, Direttore Generale del Crea – Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, ha confermato quanto l’Italia, rispetto ad altri paesi, sia decisamente avanti a livello di ricerca e di innovazione in agricoltura. In particolare, secondo le sue analisi, il Trentino è uno dei territori più attenti alla sostenibilità in Europa. Secondo il suo punto di vista, oggi vediamo crescere agricoltori sempre più evoluti, segno di un forte cambiamento verso la sostenibilità colturale e di conseguenza economica.
Alina Fiordellisi