Sanità, Milanese «No ai medici di famiglia come dipendenti del SSN.  Sì alla loro aggregazione»

Sanità, Milanese «No ai medici di famiglia come dipendenti del SSN.  Sì alla loro aggregazione»

lunedì 17 febbraio 2025

"Un danno per i cittadini. A rischio posti di lavoro, qualità del servizio e aumento spesa pubblica". Le richieste di Confcooperative in una lettera inviata al Ministro Schillaci 

Sanità, Milanese «No ai medici di famiglia come dipendenti del SSN.  Sì alla loro aggregazione»

Confcooperative Sanità scrive al Ministro Schillaci per chiedere di non trasformare i medici di famiglia in dipendenti del SSN. “Con questa riforma si mette a rischio l’assistenza sanitaria soprattutto nelle aree interne e collinari, con un aumento stimato della spesa pubblica. Non è questa la strada giusta per rendere più efficiente la medicina generale. Sì invece a forme di aggregazione per migliorare il servizio” Così Giuseppe Milanese presidente Confcooperative Sanità sulla riforma del sistema sanitario nazionale e su un possibile diverso inquadramento dei medici di famiglia. Secondo Confcooperative Sanità a rischio di chiusura anche importanti esperienze di imprenditorialità sociale guidate dal principio della sussidiarietà che in questi anni, grazie a medici di famiglia liberi professionisti convenzionati, ma anche a farmacisti, infermieri ed operatori sociosanitari, sono state un supporto fondamentale soprattutto per le persone più fragili e gli anziani, anche nelle aree più periferiche del paese. A rischio licenziamento tutti gli attuali oltre 5000 occupati nelle società cooperative, numero che si triplica, se si considerano anche quelli assunti direttamente dai medici o da altri tipi di loro società di servizio. “Dobbiamo invece valorizzare il modello cooperativo in un’ottica di riforma della medicina generale e delle cure sul territorio. Dal 1994, le cooperative mediche, senza fine di lucro e senza sostituirsi al ruolo del medico, hanno permesso alla medicina generale di strutturarsi, informatizzarsi, adottare linee guida comuni e ad evolvere verso forme associative di rete e medicine di gruppo con personale di studio segretariale ed infermieristico. Le 150 cooperative attive su tutto il territorio nazionale, che contano quasi 9000 medici di medicina generale, il 20% del totale nazionale, danno lavoro a 5000 occupati, generano un fatturato di 180 mln di euro e impattano direttamente su 7 milioni di cittadini”, conclude il presidente Milanese.

  Alessandra Fabri

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