Tempi duri per le imprese di acquacoltura e per le cooperative di pesca che operano sul suolo demaniale. Per il 2023 è previsto un adeguamento dei canoni per le concessioni demaniali marittime che segnano un aumento del +25,15%. Lo rende noto l’Alleanza delle Cooperative pesca nell’esprimere preoccupazione per “un salasso insostenibile e ingiustificato con aumenti più del doppio rispetto all’inflazione che sfiora il 12%”.
In base alle nuove tabelle, sottolinea la cooperazione, la misura minima del canone è di 3.377,50 contro i 2698.75 del 2022. Una corsa al rincaro, ricorda la cooperazione, partita già nel 2020 anno in cui si è passati da un importo minimo di 361,89 a 2500 euro. “Occorre invertire rotta, riducendo gli aumenti dei canoni alla luce anche del peso che devono affrontare le imprese ittiche per far fronte dell’aumento dei costi energetici”, conclude l’Alleanza.
Alessandra Fabri