“A fronte di 4,5 milioni di italiani che nel 2023 hanno rinunciato alle cure anche a causa delle liste di attesa, emerge un problema di accessibilità a cui il DL n.73 tenta di dare una prima risposta anche attraverso un maggiore coinvolgimento del privato accreditato. Questo è certamente positivo, ma va colmata la lacuna perché le liste d’attesa non riguardano solo le prestazioni specialistiche e di diagnostica, ma investono anche l’area dell’assistenza sociosanitaria domiciliare e residenziale”. Così Giuseppe Milanese, Presidente di Confcooperative Sanità, intervenendo in audizione al Senato sul DDL “taglia liste di attesa”. “In un contesto in cui la popolazione anziana è in crescita e i bisogni dei cittadini in condizioni di cronicità e di non autosufficienza sono in aumento (sono quasi 4 milioni gli anziani non autosufficienti, pari al 28,4% degli over-65), è essenziale che il Decreto garantisca una soglia minima di trasparenza e accessibilità anche per questi servizi”, afferma Milanese. Ai numerosi presidi del SSN si affiancano sul territorio le strutture ed i servizi offerti dal privato e, in particolare, dal Terzo Settore, che costituiscono un patrimonio da valorizzare. Un quadro in cui le cooperative rappresentano il 32,2% delle imprese sanitarie private in Italia, con una forte presenza proprio nei servizi domiciliari e residenziali anche nelle aree più periferiche. “Come Confcooperative - prosegue Milanese- sosteniamo che l’assistenza sul territorio rappresenti un nodo irrisolto, che richiede interventi tempestivi e prioritari a livello di riforma complessiva del sistema, oltreché di rafforzamento quali-quantitativo dei servizi offerti. Le cooperative infatti –precisa il Presidente di Confcooperative Sanità - sono pronte a dare il proprio contributo al SSN garantendo l’erogazione delle prestazioni con tempi di attesa in linea con i bisogni, ma per far questo è essenziale sciogliere una serie di nodi irrisolti attraverso un riassetto che offra una regia unitaria e regole di sistema. Se si vuole veramente coinvolgere il privato accreditato in un impegno condiviso per l’abbattimento dei tempi di attesa non si può trascurare il tema degli adeguamenti tariffari in una logica di sostenibilità economica degli erogatori di servizi sanitari e sociosanitari, i quali, negli ultimi anni, hanno affrontato aumenti significativi dei costi, legati a DPI, inflazione, energia e costo del lavoro, senza un aggiornamento coerente delle tariffe da parte delle regioni”. Per questo Confcooperative Sanità ritiene urgente adottare criteri uniformi a livello nazionale per le tariffe dei servizi sociosanitari al fine di garantire equità e sostenibilità al sistema sanitario. “Confidiamo che questo provvedimento rappresenti un punto di partenza verso decisioni avanzate e pratiche per migliorare l'accesso alle cure sanitarie – conclude Milanese - attraverso il riconoscimento del ruolo fondamentale e sussidiario del settore privato non profit, la valorizzazione della prossimità dei servizi sanitari, l'assicurazione di standard qualitativi elevati e il domicilio come luogo privilegiato di cura”.
Alessandra Fabri