A gennaio 2024 si stima una riduzione congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le importazioni (-7,3%) che per le esportazioni (-3,2%). La flessione su base mensile dell’export è più ampia per i mercati extra-Ue (-4,0%) rispetto all’area Ue (-2,4%). lo rende noto l'Istat.
Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024, rispetto al trimestre precedente, l’export si riduce dell’1,6%, l’import del 4,0%.
Su base annua, tra i settori che più contribuiscono a frenare l’export nazionale si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-15,0%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-7,9%). All’opposto, i contributi positivi maggiori derivano dall’aumento delle esportazioni di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+14,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+6,2%), articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+17,0%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+15,7%) e autoveicoli (+12,9%).
Su base annua, la Cina (-46,1%) è il paese che fornisce il contributo negativo maggiore all’export nazionale. Flettono anche le esportazioni verso Germania (-2,9%) e Francia (-3,5%) mentre crescono quelle verso Stati Uniti (+14,5%), paesi OPEC (+26,3%) e Spagna (+9,2%).
ll saldo commerciale è positivo per 2,7 miliardi; l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici quasi raddoppia rispetto a un anno prima.
Il calo congiunturale dei prezzi all’import riflette soprattutto i ribassi dei prezzi dei prodotti energetici. La loro flessione tendenziale si attenua per l’effetto statistico dovuto al confronto con gennaio 2023, quando si registrarono ribassi dei prezzi dei prodotti energetici molto più marcati.
Alessandra Fabri