Il Dott. Euro Grassi è stato confermato presidente di Confcooperative Sanità Emilia Romagna, la Federazione regionale che riunisce 33 cooperative di medici, farmacisti, infermieri e mutue, con 35.700 soci e 800 addetti. La rielezione è avvenuta nel corso dell’assemblea regionale svoltasi questa mattina al Palazzo della Cooperazione di Bologna, alla presenza – tra gli altri - dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute Raffaele Donini, del presidente nazionale di Confcooperative Sanità Dott. Giuseppe Milanese e del presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza.
Medico di Medicina Generale, specializzato in neurologia e medicina dello sport, il Dott. Grassi è tra i fondatori della Cooperativa Medicina Generale di Reggio Emilia, che oggi riunisce oltre 240 Medici di Medicina Generale del territorio reggiano.
“La pandemia ha insegnato che alla sanità emiliano-romagnola non servono nuove costruzioni – ha detto il Dott. Euro Grassi - ma più investimenti su servizi territoriali e cure primarie, infermieri e collaboratori di studio ai MMG, domiciliarità, telemedicina e digitalizzazione in rete fra i MMG e gli specialisti dipendenti e convenzionati. È quanto stiamo chiedendo alla Regione, perché il ruolo della cooperazione sanitaria è quello di avvicinare i servizi ai cittadini, abbattendo le liste di attesa e l’intasamento dei Pronto Soccorso, delle terapie intensive e in generale degli ospedali e delle strutture sanitarie. Occorre puntare ancora di più sulle cooperative di medici e di operatori socio-sanitari che possono risultare strategiche per migliorare i servizi sanitari ai cittadini”.
“La cooperazione sanitaria, in un’ottica di sempre maggiore integrazione con la cooperazione sociale, è chiamata a proporre un nuovo modello sussidiario di sanità basato su assistenza ambulatoriale e domiciliare – ha aggiunto il Dott. Grassi -, per dare risposte ai nuovi bisogni che emergono nelle comunità. Dobbiamo riportare la sanità più vicina ai cittadini, e questo il Sistema Sanitario Nazionale non lo può fare senza il fondamentale apporto delle cooperative”.
“L’Italia è tra gli ultimi Paesi europei nei livelli di assistenza domiciliare pur avendo un elevato numero di ultra 65enni – ha aggiunto il Dott. Giuseppe Milanese, presidente nazionale di Confcooperative Sanità -. Per avviare percorsi di cura nelle case delle persone serve un sistema territoriale con una governance definita, che sia integrato con nuove figure professionali come quella dell’operatore socio-sanitario specializzato che stiamo chiedendo di inserire e in alcune Regioni si sta già provvedendo a formare. La cooperazione rappresenta il soggetto ideale per portare avanti le politiche di assistenza primaria attraverso il lavoro delle cooperative di medici, farmacisti, operatori socio-sanitari e delle società di mutuo-soccorso, lavorando in maniera sussidiaria per supportare il Sistema Sanitario Nazionale in questa azione”.
“Le politiche sanitarie non possono prescindere dalle risorse. Per questo occorre che lo Stato sostenga le Regioni salvaguardandone la sostenibilità economica – ha detto l’assessore regionale alle Politiche per la Salute Raffaele Donini -. Per affrontare l’emergenza Covid la nostra Regione ha speso 800 milioni di euro, soldi che lo Stato non ha riconosciuto né come rimborsi, né come finanziamento al Fondo sanitario regionale. Per questo diciamo che occorre tornare a valorizzare la sanità, attrezzarla per affrontare le sfide emergenziali che vanno oltre il Covid, come ad esempio la carenza di personale, l’assistenza domiciliare e l’investimento nelle strutture. Ma senza risorse adeguate diventa anche difficile avviare quelle iniziative di co-programmazione e co-progettazione su cui la cooperazione socio-sanitaria crede molto”.
Alessandra Fabri