È stato organizzato per fare un punto sui beni confiscati alla criminalità organizzata in Toscana il convegno “Per il bene di tutti. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia in Toscana” tenutosi oggi alla Tenuta di Suvignano, organizzato da Confcooperative Federsolidarietà Toscana in collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto.
«Vogliamo impostare un percorso che faccia emergere e potenziare il contributo delle cooperative al riscatto dei beni sottratti alla criminalità organizzata restituendoli alla legalità e alle comunità – sottolineano Alberto Grilli, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Toscana, e Anna Batini, coordinatrice di ConfcooperativeSanità Toscana –. L’iniziativa alla Tenuta di Suvignano segue l’insediamento del gruppo di lavoro di Confcooperative nazionale sui beni confiscati. Il nostro impegno dovrà essere volto anche a sollecitare lo snellimento delle pastoie burocratiche. Ad oggi uno dei nemici più rilevanti, per restituire alla società i beni confiscati, è rappresentato proprio da una asfissiante burocrazia».
Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, Stefano Granata, presidente nazionale di Confcooperative Federsolidarietà; Gaetano Mancini, vicepresidente Confcooperative nazionale; Denise Malfetti, direttore Confcooperative Toscana Sud; Giovanni Sordi, direttore di Ente Terre Toscane; Salvatore Calleri, presidente Fondazione Antonino Caponnetto e rappresentante della GRT nell’Osservatorio della legalità di Regione Toscana.
«In Toscana abbiamo 346 immobili confiscati alla mafia, molti altri sono in fase di sequestro e vicini alla confisca, senza considerare i beni mobili come auto, furgoni, trattori – spiega Maurizio Pascucci, responsabile nazionale dei Beni Confiscati Fondazione Antonino Caponnetto –. Tutti questi patrimoni sono gestiti dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati che li può assegnare in comodato gratuito per 30 anni con bando o forma diretta ad associazioni e cooperative a fronte di un progetto di riutilizzo sociale. È necessario evitare che i beni confiscati finiscano all’asta, perché si rischierebbe di perdere il vero obiettivo per cui sono stati confiscati: il loro riutilizzo sociale».
«Il mondo cooperativo ha un dovere etico di esserci – dichiarano Grilli e Batini –. Non si tratta solo della restituzione di beni alla collettività che sono stati illecitamente accumulati, ma rappresenta un contributo concreto alla realizzazione di un’economia trasparente. L’opacità del mercato, alimentata e fortemente perseguita dal malaffare, tarpa le ali alle imprese sane e ancora di più alle cooperative che condividono principi etici».Beni confiscati
Laura Viviani