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Massimo Stronati riconfermato  presidente Confcooperative Lavoro e Servizi

giovedì 7 luglio 2022

«Lavoro, fisco, burocrazia, le zavorre della competitività. Un sistema che prende tanto e restituisce poco». I ritardi di pagamenti della PA superano i 900 milioni. La burocrazia grava per 31 miliardi. Il mismatch pesa per l’1,2% del PIL

Massimo Stronati riconfermato  presidente Confcooperative Lavoro e Servizi

«Il lavoro barcolla sotto il peso del fisco. Imprese e lavoratori sono pressati dal cuneo fiscale e previdenziale mentre le aziende continuano a fare da bancomat alla Pubblica amministrazione. Basti pensare che solo le nostre cooperative di produzione lavoro vantano un credito di oltre 900 milioni nei confronti della PA con medie di pagamento a 180 giorni (fonte Centro Studi Confcooperative)». Lo dice Massimo Stronati riconfermato alla presidenza di Confcooperative Lavoro e Servizi dagli oltre 250 delegati intervenuti a Roma in rappresentanza di oltre 4.000 cooperative che associano 165.000 persone, danno lavoro a 127.000 persone e fatturano oltre 7,1 miliardi di euro.

«Dai costi del lavoro a quelli dell’energia e delle materie prime, dalle peggiorate condizioni di accesso al credito, alla burocrazia alla montagna di debiti della PA il sistema imprenditoriale c’è, ma arranca sotto i colpi dei mali endemici del Sistema Italia. Un mix di variabili interne ed esterne che frenano la competitività del Paese e delle imprese».

Fisco e lavoro: Fatto 100 il costo del lavoro, il carico fiscale (imposte sul reddito da lavoro e contributi sociali del datore di lavoro e del lavoratore) in Italia è stato pari, nel 2021, al 46,52% di cui il 24% a carico del datore di lavoro, mentre in Francia è di poco superiore (47,01%) e nel Regno Unito del 31,25%. Tutto questo rispetto a una media dei paesi Ocse pari al 35,92% con un’incidenza sul datore del lavoro del 13,46%.

In questo Paese non si parla più di spending review, non si aggredisce seriamente l’evasione fiscale, si continua a colpire duramente il lavoro sia dal punto di vista delle imprese sia dei lavoratori. La pressione fiscale impoverisce imprese e lavoratori. Non consente alle prime di fare investimenti e taglia il potere d’acquisto dei secondi. Con un‘inflazione al 7% la priorità non è aumentare i salari, anche perché favorirebbe una pericolosa spirale inflativa, ma tagliare la tassazione sul lavoro.

Mismacth Una cooperativa su 3 lamenta il difficile reperimento delle figure giuste. Il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori. Imprese pronte ad assumere, ma non trovano profili specializzati tanto che le cooperative hanno dovuto ridurre investimenti e ambiti operativi. Sviluppo perduto perché manca il personale. Un recente focus Censis Confcooperative ha stimato in 1,2% la mancata crescita del PIL a causa di questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro che riguarderebbe almeno 240.000 figure professionali (questa analisi è su tutto il settore imprese non solo cooperative). Profili chiave per lo sviluppo che hanno frenato il processo di innovazione, di trasformazione tecnologica e di offerta di servizi delle cooperative.

Profili introvabili, dunque. La ricerca del personale specializzato può richiedere fino a 4 – 6 mesi, tempi non in linea per rispondere alle esigenze di mercato che impongono scelte e capacità di adattamento rapide. Nella produzione lavoro e servizi dall’edilizia alle pulizie, dal trasporto alla movimentazione merci ci sono almeno 3.000 lavoratori mancanti in un sistema che dà lavoro a 127.000 persone.

Burocrazia: Gli oneri amministrativi gravano sulle piccole imprese italiane per circa 31 miliardi di euro. In Italia si impiegano circa 238 ore per i 14 principali adempimenti fiscali (oltre 6 settimane lavorative), contro le 138 ore della Francia per 9 adempimenti (fonte Censis Confcooperative).

  Francesco Agresti

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