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Emil Banca fa il pieno di fiducia, nel 2020 record di nuovi clienti e risorse amministrate

mercoledì 10 febbraio 2021

Anche quest'anno l'utile supera i 20 milioni di euro

Emil Banca fa il pieno di fiducia, nel 2020 record di nuovi clienti e risorse amministrate

Dopo l’utile record del 2019, Emil Banca chiude con soddisfazione anche l’esercizio 2020 che, nonostante la crisi sanitaria, registra un utile di circa 22 milioni di euro.

Tutti i principali indici hanno il segno positivo. A partire dalla raccolta, che è salita del 13,6% superando i 6,1 miliardi di euro. Segno più anche per gli impieghi, aumentati del 12,5 %, e che al 31 dicembre 2020 ammontavano a 3,1 miliardi. Una crescita che, per la prima volta nella sua storia, ha portato Emil Banca a superare i 9 miliardi di euro di mezzi amministrati.

Nella crescita degli impieghi hanno sicuramente inciso i finanziamenti garantiti dallo Stato erogati alle imprese del territorio: sono stati circa 3.700 quelli erogati alle piccole imprese, con un importo medio di poco superiore ai 19 mila euro, e 1.500 quelli alle imprese più grandi, con un importo medio di 255 mila euro.

Anche i mutui sono cresciuti: nel 2020 Emil Banca ne ha erogati per oltre 885 milioni di euro, segnando un più 44% rispetto al 2019: l’importo medio è di poco superiore agli 80 mila euro.

Oltre ai dati commerciali, buone notizie arrivano anche dagli indici di solidità di Emil Banca che lo scorso anno è stata indicata da Milano Finanza come l’istituto più solido della regione. Il bilancio 2020 presenta numeri migliori rispetto a quello valutato per stilare la classifica uscita nell’Atlante delle Banche Leader 2020: il rapporto sofferenze nette/crediti netti è sceso fino allo 0,24%, mentre il rapporto npl netti/crediti netti è arrivato al 2,31%, segnando livelli migliori rispetto a quelli della media bancaria nazionale.

«Nel 2020 sono entrati quasi 11 mila nuovi clienti: non avevamo mai registrato un numero così alto di ingressi - commenta il direttore generale di Emil Banca Daniele Ravaglia - Fa riflettere che questo record sia stato realizzato durante un periodo con l’orario delle filiali ridotto, ingressi contingentati e tante chiusure temporanee a cui siamo stati costretti per tenere il virus sotto controllo. Abbiamo dimostrato di essere in grado di unire la capacità di parlare alle persone, guardandole in faccia e chiamandole per nome, all’offerta di servizi on line di alto livello. Rispetto ai grandi player bancari non ci manca nulla, con in più la capacità relazionale e la fiducia che abbiamo costruito in anni di lavoro sul territorio».

Lo scorso dicembre, come nel 2015 e per la terza volta consecutiva, Microfinanza Rating ha confermato a Emil Banca un rating sociale di A- (in una scala che va da DD a AA). Emil Banca è stata la prima banca in Italia a sottoporre la prova attività al giudizio di un ente terzo, riconosciuto a livello internazionale, per far valutare il proprio rating sociale che, a differenza del più classico indicatore che valuta la solidità economica e finanziaria di Imprese e Stati, mette a fuoco parametri che attengono alla misura della responsabilità sociale, sostenibilità e protezione del cliente.

«Questo giudizio conferma come la nostra banca, nata dalla fusione di tante piccole realtà locali, non abbia subito nessuno scossone dalla sua attuale dimensione regionale – dichiara il presidente di Emil Banca Graziano Massa – Quando, per la prima volta, nel 2015 abbiamo sottoposto la nostra banca al giudizio di Microfinanza Rating, operavamo con 48 filiali in un territorio limitato a Modena, Bologna e Ferrara. Oggi le nostre dimensioni sono più che raddoppiate, abbiamo 88 filiali in un territorio che si è esteso anche alle province di Reggio, Parma e Mantova. Negli ultimi anni abbiamo ottenuto, in termini di utile, i risultati migliori della nostra storia. Siamo riusciti a farlo senza perdere la nostra identità e le nostre caratteristiche di banca differente, portando nel resto della regione – conclude il presidente di Emil Banca - la nostra capacità di incidere in maniera positiva nelle comunità di cui facciamo parte». 

 

 

 

  Francesco Agresti

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