Titani dell'impossibile: le cooperative tengono la rotta tra le onde del caos". Con questo titolo evocativo si è aperto stamattina al Festival dell'Economia di Trento l'incontro organizzato da Confcooperative per celebrare i 130 anni di cooperazione trentina, ma soprattutto per fare il punto sulle sfide che il movimento cooperativo si trova ad affrontare in uno scenario economico sempre più complesso.
Dopo i saluti istituzionali di Roberto Simoni, presidente di Cooperazione Trentina, e del governatore Maurizio Fugatti, i protagonisti del settore primario trentino hanno dipinto un quadro che alterna luci e ombre, con criticità strutturali che richiedono risposte coordinate.
Export sotto pressione, il vino paga il conto dei dazi
"Assistiamo a un'erosione dei margini e dei volumi a causa dei dazi americani", ha denunciato Luca Rigotti di Mezzacorona, tracciando un quadro preoccupante per il settore vitivinicolo. "Confidiamo nel lavoro diplomatico per risolvere il problema, è l'unica soluzione possibile. Stiamo dialogando con la Commissione europea e chiediamo aiuto per la promozione dei vini italiani".
Il settore vino rappresenta una delle principali economie a livello europeo, ha ricordato Rigotti, sottolineando come "dove non c'è agricoltura non c'è cura del territorio". Un monito che risuona ancora più forte in territori montani come quello trentino, dove l'attività agricola non è solo economia ma presidio territoriale.
Anche Lorenzo Libera di Cavit ha lanciato un "grido di allarme sui costi di produzione che tolgono margini alla nostra produzione", rivendicando però la missione delle cooperative: "Remunerare al meglio i nostri produttori è il nostro compito. Se siamo arrivati a 130 anni di storia e andiamo avanti vuol dire che c'è bisogno di cooperazione".
La montagna in difficoltà tra costi e abbandono
Stefano Albasini di Trentingrana ha portato l'attenzione sui produttori di montagna: "Occorre alleggerire i costi e gli oneri alle imprese di montagna. I produttori fanno fatica e se scompare la zootecnica di montagna si può fare turismo ma cade l'economia della montagna". I costi del denaro e dei trasporti stanno mettendo in seria difficoltà produttori e allevatori, creando un circolo vizioso che rischia di accelerare l'abbandono delle aree più marginali.
Su questo tema è intervenuto anche Silvio Mucchi, presidente della Cassa Rurale Val di Non e del Fondo Comune delle Casse Rurali Trentine: "Stiamo scontando le politiche di credito a prestiti bassi, anzi bassissimi. Dobbiamo essere più veloci nei regolamenti per dare risposte veloci alle imprese".
Cambiamenti climatici e nuove fitopatie
Ernesto Seppi, presidente del Consorzio Melinda e dell'Associazione dei Produttori Ortofrutticoli Trentini, ha messo l'accento sulle sfide ambientali: "Tutti gli agricoltori, soprattutto quelli che operano in territori complessi come le aree montane, si trovano oggi ad affrontare gelate tardive sempre più frequenti anche in primavera, siccità alternate a bombe d'acqua e alluvioni e una crescente diffusione delle fitopatie".
La risposta, secondo Seppi, deve essere "l'aggregazione di qualità che rappresenta un vero valore aggiunto e uno strumento efficace per diffondere pratiche di contrasto e adattamento anche tra i piccoli produttori. L'esperienza delle cooperative dei melicoltori della Val di Non è un esempio virtuoso che può fare scuola anche altrove".
Il capitale umano, tallone d'Achille del sistema
Francesca Gennai di Consolida ha posto l'attenzione su una criticità strutturale spesso sottovalutata: "Siamo messi male sia per gli aspetti demografici sia per la qualità delle persone formate. Pochi laureati e i giovani sono attratti dai territori più avanzati".
La dirigente ha sottolineato la necessità di "riscoprire la necessità di immolarsi per il lavoro" e ha evidenziato come "le donne che non sono valorizzate nel contesto lavorativo fanno perdere competitività e produttività a quel contesto". Centrale anche il tema dell'intergenerazionalità, "che va garantita per assicurare il futuro del modello cooperativo", e la necessità di un "cantiere con la scuola" per fare di più sull'educazione civica "intesa come presa di cura della persona".
I numeri che pesano: un quarto del Made in Italy è cooperativo
A chiudere l'incontro, Raffaele Drei, presidente di Fedagripesca-Confcooperative, ha ricordato il peso economico del movimento: "È necessario fare aggregazione per le cooperative che rappresentano il 25% del food Made in Italy. Un prodotto su quattro che arriva sulle nostre tavole è prodotto in cooperativa".
I numeri sono impressionanti: sette bicchieri di latte ogni dieci, sei bicchieri di vino ogni dieci, nove mele su dieci e un prodotto dell'ortofrutta su due sono made in cooperativa. Confcooperative da sola vale il 20% del cibo italiano.
"Abbiamo bisogno di più cooperazione di fronte ai dazi, alla difesa delle nostre produzioni", ha concluso Drei. "Bisogna accelerare sulle aggregazioni. Senza aggregare non andiamo all'estero. È così che guardiamo al futuro".
Un futuro che, dopo 130 anni di storia, le cooperative trentine sembrano voler affrontare con la stessa determinazione che le ha rese, nelle parole dell'incontro di stamattina, dei veri "titani dell'impossibile".
Francesco Agresti