Umbria: Confcooperative, forte preoccupazione per ingresso zona rossa
La zona rossa preoccupa la cooperazione umbra. E' in sintesi il messaggio che esce dalla riunione del direttivo di Confcooperative Umbria dopo l’entrata in vigore dell’ordinanza della presidente Donatella Tesei (foto Imagoeconomica) che colloca gran parte del territorio regionale in zona rossa e chiude tutte le strutture educative per l’infanzia pubbliche e private.
“Viviamo un momento estremamente difficile che merita il massimo della coesione e dove ad aggravare l’andamento dei numeri crescenti dei contagi in Umbria si è aggiunta la problematica delle varianti inglese e brasiliana più aggressive e contagiose” così esordisce il presidente Carlo Di Somma. “Non possiamo però non evidenziare il grave disagio in cui versano le cooperative del comparto sociale, agricolo, della pesca, della ristorazione, delle mense, del turismo, della cultura e dei trasporti. I ristori previsti dai provvedimenti governativi nazionali e regionali nella seconda ondata non hanno fin qui contemperato alcuni settori importanti della nostra economia come le imprese della produzione primaria che a fronte della chiusura delle strutture alberghiere e ristorative e dei mercati esteri hanno visto il loro fatturato crollare nel corso del 2020. Ora – conclude Di Somma - anche i servizi per l’infanzia gestiti dalle cooperative sociali vanno verso la chiusura totale lasciando a casa circa 3.500 bambini e 1.200 tra educatori ed operatori in gran parte donne ”.
“Quello dei codici ateco primari è un riferimento assolutamente da superare unitamente ai dati della contrazione del fatturato riferiti ad aprile 2020” gli fa eco il segretario regionale Lorenzo Mariani. “Associamo cooperative sociali di tipo b) impegnate nel comparto delle mense e che dove danno lavoro a decine di soggetti svantaggiati che nel corso del 2020 non hanno ottenuto nemmeno un euro di ristoro non avendo come codice principale quello della ristorazione”.
La sofferenza della macchina sanitaria pubblica e l’incerto avanzamento del piano vaccinale per ragioni nazionali si sta inoltre ripercuotendo su tutta la filiera e quindi anche sulle imprese sociali: non solo quelle che gestiscono RSA. Ancora oggi non si conosce se e quando gli operatori sociali, gli educatori e gli infermieri che erogano servizi alla persona e domiciliari potranno essere sottoposti al vaccino.
In definitiva: ristori inesistenti o insufficienti, liquidità azzerata, prospettive di mercato negative, piano vaccinale difficoltoso e tassazione sempre elevata stanno delineando una tempesta perfetta per le imprese cooperative umbre.
“Mercoledì incontreremo la Giunta Regionale insieme alle altre associazioni di categoria e ai sindacati per discutere del Recovery Plan – riprende e conclude il presidente Di Somma – ma appare difficile, anche se doveroso, parlare di futuro delle imprese umbre quando queste rischiano seriamente di scomparire nel presente. Siamo disponibilissimi a condividere strategie su infrastrutture, transizione digitale, sanità, sostenibilità ambientale ed altro ma prima di tutto chiediamo alle Istituzioni di costruire insieme un percorso equo, giusto ed immediato di sostegno alle imprese in difficoltà per aiutarle a sopravvivere all’emergenza”.