Strong Sea, la cooperazione in difesa dell’habitat marino
Rimuovere e dare nuova vita agli attrezzi da pesca “fantasma”, quelli accidentalmente dispersi in mare dai pescatori e che continuano a catturare specie ittiche, senza danneggiare l’habitat marino. È l’obiettivo del progetto Strong Sea, finanziato nell’ambito del programma europeo LIFE, al fine di proteggere e migliorare lo stato di conservazione degli habitat di Posidonia oceanica e Coralligeno nel Golfo dell’Asinara e della costa Nord Occidentale della Sardegna. Il progetto, di cui ISPRA è coordinatore in partenariato con MCM (Consorzio Regionale Servizi) e le cooperative ECOGreen e Desacré, prende ufficialmente il via oggi con la presentazione avvenuta presso la Sala Comunale "Filippo Canu" del Comune di Porto Torres.
«Il progetto racconta di un ruolo sempre più decisivo della cooperazione nell’individuare e costruire progettualità strutturate e sempre orientate alla sostenibilità ambientale, a favore di settori vitali dei singoli territori e del Paese tutto – spiega Fulgenzio Cocco, presidente del consorzio MCM e di Confcooperative Lavoro e Servizi Sardegna –. Non deve sfuggirci infatti che l’economia del mare mostra un peso sul tessuto imprenditoriale sardo di oltre il 6% e che le reti fantasma rappresentano l’89% dei rifiuti marini: tutelare l’habitat marino, quindi, equivale a rendere un servigio alle realtà che con il mare ci lavorano».
«Non solo – aggiunge Cocco –, si vuole essere il punto di collegamento tra il prima e il dopo, tra la rete come minaccia per l’habitat marino e la rete come opportunità attraverso il riciclo, che gli dona nuova “vita” un nuovo “scopo”, visto che dai materiali recuperati grazie alla cooperativa ECoGreen si realizzeranno accessori di pregio anche artistico, lavorati dalle sapienti mani della cooperativa Desacré. Una best pratice cooperativa – conclude Cocco – che nelle intenzioni potrà essere estesa anche ad altri territori, alimentando sempre più il connubio vincente fra sostenibilità e produttività di cui Confcooperative si fa portatrice da sempre».
Una volta recuperati, è importante che questi strumenti da pesca vengano ripuliti eliminando ad esempio le concrezioni biologiche, dando vita a percorsi di educazione ambientale con produzione di materiale scientifico rivolto ad atenei, scuole o pubblicazioni. E dopo la pulizia le reti verranno smaltite arricchendo la filiera del riciclo o restituito al pescatore se l’attrezzo è in buone condizioni. E qui il lavoro strategico svolto dalla cooperativa Ecogreen per il consorzio MCM, come ci spiega il presidente Roberto Corda. «Faremo una cernita dei materiali recuperati in mare, nasse e reti, e poi trasporteremo quanto selezionato negli impianti di recupero» Perché l’obbiettivo più importante, è dare nuova vita a questi strumenti utilizzando le buone pratiche portate avanti dalla cooperativa Desacré che da anni è impegnata sul fronte del riuso creando oggetti nuovi partendo da PVC, airbag esplosi, vele, cinture di sicurezza e molto altro. Viviana Pes, presidente della cooperativa Desacré spiega come: «accogliere il semilavorato prodotto dal recupero delle reti da pesca e, a seconda del materiale che riceveremo, iniziare a realizzare una strategia di progettazione e prototipazione studiata ad hoc. Così da poter creare manufatti come borse e piccoli accessori dall’alto contenuto artistico». Un progetto ambizioso, quindi, quello che si appresta a partire e che nelle intenzioni, oltre ai risultati concreti, potrà gettare le basi per altre iniziative.
«Una best pratice cooperativa – dice Cocco – che nelle intenzioni potrà essere estesa anche ad altri territori, alimentando sempre più il connubio vincente fra sostenibilità e produttività di cui Confcooperative si fa portatrice da sempre».