Modena: al via nel carcere di S.Anna la produzione di tortellini e pasta fatta a mano
Tortellini e altri tipi di pasta fresca fatta a mano prodotti nel carcere S. Anna di Modena. Saranno i detenuti a produrli utilizzando materie prime locali, a cominciare dalle verdure coltivate nell’orto del carcere.
Il progetto è della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera (aderente a Confcooperative Terre d’Emilia) e si avvale della supervisione dello chef Rino Duca (osteria “Il grano di pepe” di Ravarino), che coordinerà la formazione dei detenuti e la produzione.
La convenzione tra Eortè e la casa circondariale S. Anna è stata firmata ieri dal presidente della cooperativa Federico Tusberti e dal direttore dell’istituto Orazio Sorrentini. Il progetto, che ha il patrocinio del Comune di Modena, è co-finanziato dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola, Bper e Fondazione Cattolica Assicurazioni.
«Gli obiettivi di questa iniziativa sono molteplici. Il primo – spiega la direttrice di Eortè Valentina Pepe – è offrire ai detenuti del S. Anna un’opportunità di crescita personale e riabilitazione attraverso il lavoro. La legge sul lavoro in carcere è del 1975, eppure attualmente al S. Anna lavora solo il 20% dei detenuti e l’80% di essi lavora alle dipendenze del carcere (ovvero dello Stato).Il secondo obiettivo è costruire un collegamento tra il carcere e il territorio.
Il terzo è far nascere un ramo d’impresa che crei il marchio “Sant’Anna – artigiani della pasta” e sia capace di andare sul mercato, partendo dalla provincia di Modena. I nostri clienti saranno i piccoli e medi ristoranti, mense e tavole calde, gastronomie e macellerie, gruppi di acquisto solidale e associazioni.
Il laboratorio dovrà essere economicamente autonomo entro il 2025 e, nel tempo, assumere altri detenuti.
I tortellini e gli altri tipi di pasta fresca del S. Anna saranno di qualità, perché fatti a mano con materie prime selezionate e a km zero (quindi sostenibili dal punto di vista ambientale), virtuosi dal punto di vista sociale e rispettosi della tradizione gastronomica emiliana».
I detenuti selezionati per lavorare nel laboratorio gastronomico, che all’inizio saranno tre, verranno formati e impareranno così un mestiere in vista della fine pena.
Tutte le statistiche sulla popolazione carceraria confermano il crollo della delinquenza e recidiva tra i carcerati che hanno la possibilità di lavorare, sia dentro che fuori dal carcere. In più, Eortè è convinta del beneficio che la formazione può portare all'interno di ambienti marginali, trasformando i tempi morti della detenzione in competenza lavorativa, crescita personale e autostima spendibili anche all'interno di un luogo complesso come il carcere.
Il lavoro è uno strumento fondamentale per assolvere la funzione rieducativa della pena prevista dall’art. 27 della Costituzione.
«I detenuti che lavoreranno nel laboratorio gastronomico non peseranno più sulle casse dello Stato – aggiunge Pepe – Una quota del loro stipendio, infatti, sarà trattenuta dall’amministrazione penitenziaria per rimborsare le spese sostenute per mantenerli in carcere.
Insomma, crediamo che il nostro progetto possa giovare all’economia carceraria e creare percorsi virtuosi con benefici non solo per i detenuti, ma per l’intera società», conclude la direttrice della cooperativa sociale Eortè.
(Nella foto Valentina Pepe)