Territorio

Bologna, nuovi paradigmi di sviluppo, Confcooperative indica la strada

L'avvio di un dialogo tra cooperazione e istituzioni in vista di un nuovo paradigma di partecipazione, capace di far lavorare insieme mondo dell’impresa e Terzo Settore sulle scelte di coprogrammazione e coprogettazione dei prossimi anni, è stato al centro dei lavori del convegno online, organizzato da Confcooperative Bologna, “Ripresa, resilienza, sviluppo sostenibile. Quali partenariati pubblico-privato per la grande Bologna”.

“Su questo fronte, la cooperazione vuole esserci. Insieme dobbiamo lavorare per essere una città inclusiva” ha sottolineato Daniele Ravaglia (foto), presidente di Confcooperative Bologna, che ha ribadito come, prima di venire alle questioni di merito (dal welfare alla rigenerazione urbana), poi affrontate nel corso del convegno, fosse necessario “concentrarsi sul metodo, che non può non passare dalla partecipazione della società civile e delle sue organizzazioni”.

Ciò in tanti ambiti: “sanità, cultura, welfare, diseguaglianze: su tutti questi fronti la competenza e la disponibilità delle cooperative non può non essere tenuta in considerazione” ha asserito Ravaglia. In vista della definizione del programma di mandato della giunta di Lepore e dell’aprirsi del nuovo anno, Confcooperative intende porsi come interlocutore di Comune e Città metropolitana e Ravaglia non ha esitato a ricordare l’esigenza che la Giunta si faccia carico della concreta applicazione dei documenti firmati, come il Protocollo sugli appalti, sottoscritto con il Comune di Bologna. “Il territorio metropolitano non può più permettersi di sfruttare – lasciatemi usare questo termine – il lavoro delle cooperative sociali per far fronte ad esigenze di servizio pubblico alle persone. Non può essere portata in appalto, al massimo ribasso, un’attività quando la componente principale è il lavoro. Bisogna progettare nuovi sistemi e farlo insieme” ha affermato il Presidente di Confcooperative Bologna.

La prima sessione dell’incontro si è aperta con l’intervento del professor Stefano Zamagni, che ha ripercorso le tappe storiche del principio di sussidiarietà, sottolineando l’importanza di un registro di relazioni civili che valorizzi non solo le possibilità di collaborazione tra pubblico e privato, ma apra alla collaborazione del Terzo Settore. “Siamo all’inizio di una transizione di portata epocale, dal modello sociale bipolare stato-mercato al modello tripolare stato-mercato-comunità” ha affermato Zamagni che ha inteso attribuire alla città di Bologna un ruolo di guida in questa transizione verso un modello rafforzato di partecipazione, capace di recepire anche le energie migliori della cooperazione: “Bologna può per la propria cultura recepire il messaggio, è il primo Comune in Italia ad avere una delega per la sussidiarietà circolare, il sindaco deve far conoscere a tutti questa iniziativa e l'augurio e l’invito è che, anche con Confcooperative, si crei un tavolo di lavoro che definisca un protocollo” ha affermato l’accademico. 

Su questa prospettiva è tornato Daniele Ravaglia, che ha sottolineato come sia impossibile slegare gli obiettivi dei prossimi anni (dalle infrastrutture materiali e immateriali alla sostenibilità ambientale, passando per l’inclusione delle fasce più deboli), “dalla partecipazione autentica di tutte le forze sociali e della cooperazione in primis”. “Mi auguro – ha proseguito Ravaglia – abbia previsto la partecipazione della cooperazione per la gestione dei fondi del Pnrr, ci aspettiamo un passo avanti dell’amministrazione in questo senso”. 

L’apertura alla collaborazione del Presidente di Confcooperative Bologna non è caduta nel vuoto. Il sindaco Matteo Lepore ha detto chiaramente che “Bologna ha ormai capito che bisogna progettare insieme e tessere una rete forte tra istituzioni e Terzo Settore”. Sull’importanza di dare luogo ad una ripresa inclusiva si è concentrato poi l’intervento del sindaco che, parlando “da democratico e da progressista” ha “dedicato il mandato alla Grande Bologna, quella che non lascia indietro nessuno, anche grazie ad una visione circolare forte”. Malgrado il rimbalzo atteso del Pil, “ci sono zone, come l’Appennino, che impoveriscono” asserisce il sindaco, guardando all’area metropolitana di Bologna. Il monito è all’utilizzo costruttivo delle risorse europee “che sono debito e devono essere investite bene”, anche facendo ricorso “al metodo bolognese della coprogettazione”, forte di “ottime visioni industriali, un Terzo Settore attivo e istituzioni municipali responsabili”.