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Salute, in 10 anni persi 37 reparti pediatrici e 1000 pediatri. Confcooperative Sanità: "Servono modelli integrati per cure eque"

In un contesto di calo demografico (393.000 nati nel 2023, -30% rispetto al 2008), il sistema sanitario italiano ha subito un forte ridimensionamento dei servizi pediatrici: negli ultimi 10 anni sono stati chiusi 37 reparti di pediatria, mentre il numero di pediatri di libera scelta è diminuito da 7.700 a 6.700.

Nonostante l’Italia mantenga standard elevati, le disparità territoriali e socioeconomiche minacciano l’accesso universale a cure di qualità per madri e bambini. Come sottolinea Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, in occasione della Giornata Mondiale della Salute che si celebra oggi, dedicata quest’anno dalla OMS alla salute materno-infantile, «servono interventi per ridurre le disparità geografiche e socioeconomiche per garantire a ogni madre e bambino le stesse opportunità di salute. Un elemento che rappresenta una priorità etica ed economica. Inoltre, - prosegue Milanese -anche sul fronte della mortalità infantile c’è disparità territoriale: al Nord 1.8‰ mentre al Sud 2.3‰ (Istat»).

Confcooperative Sanità evidenzia l’urgenza di potenziare la medicina di prossimità attraverso modelli cooperativi che coinvolgano medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, consultori e servizi per la salute mentale, garantendo una presa in carico continuativa e integrata.

«Le cooperative sanitarie svolgono un ruolo cruciale nel colmare queste lacune, offrendo servizi anche nelle aree più periferiche e carenti di strutture pubbliche – afferma Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità –. La rete della cooperazione può rafforzare i consultori, supportare le future mamme con percorsi di prevenzione e assistenza, e contribuire allo sviluppo di modelli di sanità integrativa per migliorare la qualità delle cure durante la gravidanza e il post-parto».

 Oltre alla necessità di riequilibrare l’accesso alle cure tra Nord e Sud, Confcooperative Sanità sottolinea l’importanza di investire in programmi di prevenzione. «La sanità integrativa può supportare percorsi di screening neonatale, vaccinazioni, monitoraggio della gravidanza e servizi di supporto psicologico per le madri – conclude Milanese –. Un approccio che coniughi sanità pubblica, cooperazione e sanità integrativa è la chiave per garantire a tutte le donne un accesso equo a cure di qualità».