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Intervista / RSA e Alzheimer, Milanese: «Senza regole chiare sulle rette a rischio la sostenibilità del sistema»

 

Presidente, qual è oggi il nodo principale per le RSA che accolgono pazienti con Alzheimer?
«L’assenza di un quadro normativo chiaro sulle rette si innesta su una fragilità strutturale già evidente del sistema. Oggi l’offerta è insufficiente: trovare un posto in una RSA di qualità è sempre più difficile, soprattutto in alcune aree del Paese. In questo contesto, le recenti sentenze hanno aperto un fronte di incertezza che disorienta famiglie e gestori, favorendo sospensioni dei pagamenti e contenziosi. Il risultato è un rischio immediato per la sostenibilità delle RSA, che non possono programmare né la gestione né gli investimenti.»

Molti parlano di disallineamento tra norme, giurisprudenza e prassi regionali. Qual è la criticità più evidente?
«I LEA stabiliscono già una ripartizione precisa tra quota sanitaria e quota sociale. Il problema nasce quando alcune interpretazioni giurisprudenziali tendono ad ampliare l’area della copertura sanitaria oltre quanto previsto dal quadro normativo vigente. In un sistema già segnato da carenza di offerta e, forti diseguaglianze territoriali, e tariffe che in molte regioni non sono remunerative spesso perché non vengono aggiornate da anni, questo slittamento rischia di mettere sotto pressione la sostenibilità complessiva del sistema, soprattutto nei territori più fragili.»

Dal punto di vista tecnico, quale dovrebbe essere la ripartizione tra quota sanitaria e quota sociale per i pazienti con demenza?
«Il riferimento tecnico sono i LEA, che definiscono la ripartizione tra quota sanitaria e quota sociale. Per le forme gravi di demenza è possibile rafforzare la componente sanitaria, ma serve una scelta politica chiara e governata. In un sistema territoriale ancora incompleto e disomogeneo, ogni intervento deve essere inserito in un quadro normativo certo, capace di garantire equità e sostenibilità.»

Le RSA lamentano un aumento dei costi non coperti. Quali sono le voci più critiche?
«Energia, forniture, dispositivi medici, materiali sanitari e, soprattutto, costo del lavoro, anche per effetto dei rinnovi contrattuali. Il problema è che le tariffe non vengono adeguate ai costi reali: in molte Regioni gli aggiornamenti sono minimi o inesistenti. Questo squilibrio rende sempre più difficile garantire qualità, continuità assistenziale e tenuta organizzativa.»

In questo contesto frammentato, quale ruolo può giocare il continuum assistenziale tra domicilio, servizi territoriali e RSA?
«È uno dei nodi centrali irrisolti. Oggi l’assistenza è ancora troppo spezzettata: l’ospedale non riesce a rispondere alla cronicità, il domicilio è prevalentemente prestazionale, il territorio fatica a prendere in carico le persone e la RSA diventa spesso l’unica risposta possibile. Senza un vero continuum assistenziale, la residenzialità viene caricata di bisogni che dovrebbero essere intercettati prima, con costi più elevati e minore appropriatezza.»

Il nuovo provvedimento sui requisiti delle RSA rischia di pesare sulle cooperative?
«Condividiamo l’obiettivo di armonizzare a livello nazionale i requisiti di qualità e sicurezza, ma il testo presenta criticità rilevanti. In particolare si concreta su parametri strutturali anziché su standard organizzativi e di qualità, manca flessibilità per le realtà già operative, non sono previsti strumenti finanziari a supporto degli investimenti richiesti e non c’è coerenza tra l’innalzamento degli obblighi strutturali e il sistema tariffario. In queste condizioni, il rischio è che gli standard restino inattuabili o producano rigidità organizzative, incidendo sulla continuità dei servizi, soprattutto nei territori più fragili.»

Cosa chiedete alle istituzioni nel breve periodo?
«Chiediamo governo del sistema: un confronto immediato, un chiarimento normativo sulle rette dei pazienti con Alzheimer e una prospettiva definita su tariffe, requisiti e presa in carico territoriale. La fragilità non può essere gestita nell’incertezza.»