Confcooperative Habitat, "Che genere di abitare?"
Perché trovi concreta attuazione la questione di genere deve essere affrontata in maniera globale, applicata ai vari ambiti del vivere quotidiano. Non si può prescindere quindi da quello della casa e dell’abitare, da un’organizzazione degli spazi urbani che prenda in considerazione le differenti esigenze, le diverse modalità con cui uomini e donne vivono abitano gli spazi.
A partire da questa riflessione Confcooperative Habitat ha organizzato a Roma “Che genere di abitare?”, un momento di confronto con la partecipazione della Commissione dirigenti cooperatrici e dei Giovani cooperatori di Confcooperative per provare a capire come la cooperazione, integrando competenze, esperienze e capacità, possa contribuire a dare risposte più efficaci per ripensare gli spazi urbani e abitativi che hanno la necessità di adeguarsi alle metamorfosi di una società in continua evoluzione.
«Il tema della casa deve essere affrontato con un approccio integrato per trovare risposte aggregate – ha detto il presidente Maurizio Gardini aprendo i lavori –, perché il tema della casa non riguarda solo la costruzione di abitazioni, ma soprattutto la necessità di ripensare la città creando una migliore qualità dell'abitare, e quindi una migliore qualità di vita per persone e famiglie».
«Abbiamo voluto organizzare questo momento di confronto perché il tema di genere e delle pari opportunità richiede un nuovo approccio che riguarda anche la casa e l’abitare – ha spiegato il presidente di Confcooperative Habitat Alessandro Maggioni –. Serve una nuova programmazione degli spazi che tenga conto delle diverse esigenze e delle diverse modalità con cui uomini e donne vivono gli spazi della casa e della città».
«C’è un tema importante che riguarda la carenza di servizi e di infrastrutture nelle nostre città – ha evidenziato Alessandra Rinaldi, presidente della Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative –. Ed è un aspetto che ha un forte impatto sulla vita delle donne, e che invece dovrebbe riguardare tutti, dovrebbe essere affrontato in un’ottica di equità piuttosto che come questione femminile».
«Giovani e donne stanno cambiando il loro approccio alla casa. Bisogna adottare un approccio integrato e trasversale – ha detto Andrea Sangiorgi, presidente Giovani imprenditori di Confcooperative –. Con il consorzio Solco abbiamo avviato il progetto Housing First, per dare un'abitazione a persone in difficoltà che l'hanno persa per diversi motivi, costruendo una serie di servizi che oltre alla casa restituiscano dignità e autonomia».
Tra gli interventi Nicoletta Piccirillo, presidente Confcooperative Habitat Lombardia e vicepresidente di Confcooperative Milano e Navigli; Raffaella Ruocco, componente Commissione dirigenti cooperatrici e referente Confcooperative Campania; Gisella Bassanini, architetto e ricercatrice. Nei loro interventi hanno evidenziato come i cambiamenti sociali degli ultimi anni abbiano influenzato fortemente le dinamiche abitative: nuclei familiari sempre più piccoli, costi delle abitazioni in aumento, scarsi servizi di assistenza amplificano la sensazione di isolamento delle persone. In questo contesto la cooperazione può avere un ruolo fondamentale nel costruire una rete di servizi che risponda alle esigenze delle persone e che contribuisca a ricostruire un senso di comunità: dai servizi di portierato alle pulizie, dalle esperienze di social housing agli spazi condominiali in condivisione la cooperazione negli anni ha offerto modelli virtuosi per una nuova concezione dell’abitare che metta, anche in questo caso, la persona al centro.