Comunità energetiche, dalla cooperazione il modello da seguire
Un modello di efficienza in tema di comunità energetiche. A rappresentarlo alcune cooperative aderenti a Confcooperative Consumo e Utenza, secondo quanto risultato da un’analisi presentata da Rse, l’ente di ricerca che fa capo al Gse, presso l’Autorità di regolazione per Energia reti e Ambiente, con lo scopo di individuare esperienze virtuose esistenti sul territorio e trarne best practices cui potersi ispirare in vista del recepimento della normativa europea in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili, previsto per il prossimo giugno.
Tra i vari casi studiati sul territorio, le cooperative aderenti a Confcooperative hanno dimostrato di essere riuscite a realizzare storicamente, e con successo, un modello efficace di comunità energetica e di autoconsumo collettivo. In particolare Sev ha destato ampio interesse ed è stata invitata a partecipare a un incontro presso l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) per raccontare i progetti e le iniziative realizzate.
«L’incontro nasce da un bando di Rse, che in seguito alle direttive Ue sulle comunità energetiche e sull’economia circolare che dovrà essere recepita a breve dal governo, ha il compito di analizzare le realtà già esistenti sul territorio così da individuare modelli concreti da cui il legislatore possa prendere esempio» spiega il direttore generale di Sev, Rudi Rienzner, che è intervenuto all’incontro in ARERA.
«L’attuale quadro normativo presenta delle carenze di carattere tecnico che limitano lo sviluppo di nuove iniziative nel settore dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili per lo sviluppo delle comunità energetiche» conferma il presidente di Confcooperative Consumo e Utenza Roberto Savini.
«E in realtà si sono resi conto che le esperienze cooperative realizzate nel Nord Italia, come ad esempio in Alto Adige, sono già di per sé comunità energetiche i cui soci sono al tempo stesso produttori, distributori e consumatori di energia, e che quindi rappresentano concretamente quel modello di autoproduzione e autoconsumo di energia rinnovabile e di economia circolare che la direttiva Ue intende promuovere» aggiunge Rienzner.
«Da parte nostra abbiamo richiesto un ampliamento degli incentivi anche alle realtà già esistenti, mentre al momento sono previsti solo per i nuovi impianti, e un ampliamento del perimetro, ovvero – prosegue – di prevedere la possibilità di costituire realtà più grandi rispetto a quelle attualmente considerate (condomini o piccole aree industriali), come avviene con le cooperative elettriche storiche che in alcuni casi arrivano a comprendere alcune migliaia di soci».
«Siamo tuttavia soddisfatti, e in un certo senso piacevolmente colpiti per l’ampio riscontro ottenuto nel corso di questi mesi e nell’ultimo incontro soprattutto, durante il quale abbiamo notato un’ampia disponibilità all’ascolto da parte delle maggiori istituzioni in materia» conclude Rudi Rienzner.