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Caviro, cambio look per Tavernello

Tavernello cambia look e si presenta, a partire dalle prossime ore, con un brik rinnovato pensato per raccontarsi meglio nell’ottica di una comunicazione trasparente e diretta con il consumatore.

Il nuovo brik, rivisto completamente nell’immagine, che mantiene comunque uno stretto legame con la propria identità visiva riconosciuta, introduce alcune sostanziali novità: l’indicazione dell’anno di vendemmia, la denominazione del produttore Cantine Caviro e il bollino Equalitas che certifica l’impegno per una sostenibilità ecologica, etica ed economica della filiera produttiva.

Si tratta di un progetto estremamente innovativo e che consegna a Caviro, ancora una volta, il ruolo di pioniere in un settore di mercato oggi molto “affollato” e competitivo. L’anno di vendemmia, per il segmento brik, è infatti una novità assoluta che introduce un elemento di valore a garanzia della qualità del vino. Accanto a questa sarà inoltre indicata la data di confezionamento, ulteriore conferma di freschezza, e sarà eliminata la data di scadenza, non più richiesta per legge, in quanto il contenitore brik è stato equiparato alle bottiglie, rispetto alle quali vanta anche un maggior grado di protezione da luce e aria.

La scelta poi di indicare il produttore Cantine Caviro segna un cambio di passo significativo, rendendo nota la realtà di una filiera storica, tutta italiana, composta da 12.400 viticoltori, presenti in 7 regioni per un totale di 36.000 ettari di vigneti coltivati.

L’ultimo tassello di questo progetto è l’aggiunta sui nuovi brik del bollino Equalitas, un marchio che certifica la sostenibilità ecologica, etica ed economica di Caviro. Una vision strettamente connessa all’utilizzo del brik in Tetra Pak per il proprio vino: un materiale riciclabile prodotto da fonte rinnovabile che consente, rispetto al vetro di ridurre dell’81% le emissioni da trasporto (1 camion brik = 19 camion vetro).

«Caviro è un’azienda sostenibile che ha creato un’economia circolare che parte e ritorna alla vite. Le uve raccolte vengono trasformate nei vini che offriamo al mercato, ma anche in alcol e sottoprodotti nobili, energia, e non da ultimo in fertilizzanti che in vigna ritornano – spiega Benedetto Marescotti, direttore marketing di Caviro –. Il tutto senza perdere di vista il rispetto per il lavoro dell’uomo e il sostentamento delle migliaia di famiglie di viticoltori, com’è insito nel nostro Dna di cooperativa».