Lavoro, 4 cooperative su 10 non trovano personale
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro per le cooperative aderenti resta il principale ostacolo alla crescita aziendale. A rilevarlo la periodica indagine congiunturale condotta nel mese di gennaio 2023 su un panel di imprese associate a Confcooperative. Sebbene nell’ultimo semestre si sia registrato un lieve decremento nella quota di cooperative che ha segnalato almeno un fattore negativo che ostacola la produzione e o la fornitura di servizi (dall’80% al 77,1%). il livello resta sempre preoccupante. In particolare, tra le cooperative che hanno lamentato ostacoli alle attività, il 40,3% ha segnalato la difficoltà a reperire manodopera qualificata e specializzata (quota percentuale pressoché identica a quella rilevata a luglio 2022, pari al 40,3%, ma in forte crescita rispetto al 34,4% di febbraio 2022 e, soprattutto, rispetto al 18,3% di giugno 2021), consola poco sapere che tra le altre forme di impresa questo problema è segnalato da oltre il 45% delle aziende.
"Quello che il nostro Paese sta vivendo - sottolinea il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini - è un paradosso che non possiamo continuare ad alimentare: l’economia mostra segnali di tenuta, le aziende vogliono assumere, ma mancano all’appello oltre centinaia di migliaia di profili professionali adeguati alla richiesta. Una mancanza di profili che brucia almeno 1% di Pil. Un disallineamentobtr domanda e offerta di lavoro che stride in un paese con 3,3 mln di Neet e 2,7 mln di disoccupati. È evidente che politiche attive e formazione vanno profondamente riviste".
Il 35,8% ha segnalato gli impedimenti burocratici e il caos normativo. A seguire, tra gli altri fattori che ostacolano il percorso delle cooperative, si registrano l’incertezza e la confusione (con il 25,2%), la scarsa liquidità (con il 16,8%, quota in crescita rispetto a quella rilevata nell’indagine precedente), l’insufficienza della domanda e la crisi sistemica (con l’11,3%), l’insufficienza degli impianti (con il 2,3%), i costi energetici (con l’1,9%), gli eventi metereologici avversi (con l’1%), la scarsità di fattori di produzione (con lo 0,3%), e altri fattori, prevalentemente di natura esogena (con l’1,9%).