Festival Economia, rivoluzione verde nella palude burocratica, le cooperative e la sostenibilità
"Rivoluzione verde: le vertigini green nella palude burocratica". Il titolo del panel organizzato da Confcooperative nello stand di piazza Duomo al Festival dell'Economia sintetizza efficacemente la sfida che il movimento cooperativo sta affrontando: come coniugare impresa e sostenibilità in un quadro normativo spesso incerto e con investimenti che pesano interamente sulle spalle delle aziende.
Otto mila tonnellate di vestiti usati per l'inclusione sociale
Matteo Lovatti, presidente della cooperativa Vesti Solidale, ha raccontato un esempio concreto di come sostenibilità ambientale e sociale possano andare di pari passo: "La cooperativa nasce per creare opportunità di lavoro per persone fragili. Abbiamo deciso di farlo creando un'impresa". I risultati parlano chiaro: "L'anno scorso abbiamo raccolto 8mila tonnellate di vestiti usati", trasformando quello che sarebbe diventato rifiuto in opportunità lavorativa per soggetti vulnerabili.
Un modello che dimostra come l'economia circolare possa diventare anche strumento di inclusione, creando valore economico, ambientale e sociale in un unico processo virtuoso.
Comunità energetiche, pionieri senza normativa
Valentina Vanzo, presidente della Cer Fiemme, ha portato l'esperienza delle comunità energetiche rinnovabili, realtà che "nascono per creare opportunità dando benefici al territorio e fornire energia a costi più bassi". Ma il percorso non è stato semplice: "Siamo nati in un momento in cui ancora non c'era una normativa specifica per le Cer. Siamo andati avanti e i nostri soci stanno crescendo".
Un esempio di come spesso le cooperative anticipino i tempi, muovendosi in territori normativi ancora inesplorati. "Stiamo cercando di far capire quali sono i benefici che una Cer apporta al territorio", ha aggiunto Vanzo, evidenziando come la sfida non sia solo tecnologica ma anche comunicativa e culturale.
Caviro e l'agrivoltaico: economia circolare dalla vigna
Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, ha illustrato come "la valorizzazione dei sottoprodotti sia diventata una sottocategoria economica" per la cooperativa. "Il nostro è un ciclo completo di economia sostenibile, che parte dalla vigna e coinvolge l'intero ciclo produttivo", ha spiegato, citando come esempio concreto "l'ultimo investimento realizzato: il più grande impianto agrivoltaico avanzato in Italia, con 1,5 ettari di superficie e 1.300.000 kWh di produzione annuale di energia elettrica".
Tuttavia, Dalmonte ha anche lanciato un monito: "Sulla sostenibilità ci sono posizioni troppo ideologiche, a volte quasi estreme, che rappresentano un ostacolo per le imprese". Un richiamo al pragmatismo necessario per tradurre gli obiettivi ambientali in realtà economicamente sostenibili.
Investimenti a carico delle imprese, contratti fermi al palo
Massimo Stronati, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, ha messo il dito su una contraddizione del sistema: "C'è una forte spinta delle imprese verso la sostenibilità, ma richiede investimenti importanti, spesso interamente a carico delle imprese. Anche per quelle che lavorano con gli appalti, senza che siano rivisti i contratti".
Una criticità che rischia di penalizzare proprio quelle imprese più virtuose, costrette a sostenere costi aggiuntivi senza adeguati riconoscimenti economici nei rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione.
Cooperative centenarie che si rinnovano
Roberto Savini, presidente di Confcooperative Consumo e Utenza, ha ricordato come "in Trentino ci sono alcune tra le cooperative più antiche d'Italia. Imprese nate per fornire energia e che a distanza di oltre un secolo sono riuscite ad evolversi offrendo altri servizi, come la fibra ottica".
Un esempio di resilienza e capacità di innovazione che si ritrova anche nelle "famiglie cooperative, capaci di dare qualcosa in più rispetto all'approvvigionamento alimentare, offrendo servizi indispensabili per la comunità".
Investimenti intergenerazionali per il territorio
La chiave di lettura finale l'ha fornita lo stesso Savini: "Gli investimenti in sostenibilità sono intergenerazionali, creano benefici per il territorio che hanno ricadute nel futuro". Una visione di lungo periodo che caratterizza il modello cooperativo e che potrebbe rappresentare la risposta più efficace alle "vertigini green" di una transizione ecologica che deve fare i conti con la realtà economica e normativa.
Il dibattito ha così evidenziato come le cooperative stiano già sperimentando modelli concreti di sostenibilità, ma abbiano bisogno di un quadro normativo più stabile e di meccanismi di riconoscimento economico per gli investimenti green. Una sfida che va oltre i singoli settori e chiama in causa l'intero sistema economico e istituzionale del Paese.