Energia: Confcooperative, recessione senza riduzione costo a 50 euro megawattora, Rotta (Pd), scostamento bilancio necessario
Energia, difficoltà e opportunità per le cooperative, se ne è parlato con istituzioni e operatori in “Il costo dell’energia” promosso da Confcooperative a cui sono intervenuti Alessia Rotta, presidente VII Commissione Ambiente, Territorio e lavori Pubblici della Camera dei Deputati; Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia; Massimo Ricci, direttore divisione energia di ARERA e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative.
«Le difficoltà che gravano su famiglie e imprese spingono ad assumere nuove misure emergenziali per cui la direzione inevitabile sembrerebbe essere quella dello scostamento di bilancio. Bisogna spingere sulla produzione di energia da fonte rinnovabile escludendole dagli extraprofitti e favorendone lo sviluppo senza spreco di suolo per dare spazio alle produzioni agricole che resta un obiettivo da perseguire a causa degli effetti determinati dalla guerra in Ucraina», così Alessia Rotta, presidente VII Commissione Ambiente, Territorio e lavori Pubblici della Camera dei Deputati.
Maurizio Gardini, presidente Confcooperative «Abbiamo bisogno di norme più veloci per produrre energie rinnovabili. Abbiamo necessità di rimettere mano a tutti i possibili utilizzi delle risorse nazionali sapendo che anche qui non c’è una risoluzione unica e semplice. Sono gocce di risoluzione per avere minore dipendenza dall’estero. Sulle risorse alternative il governo è particolarmente impegnato. Anche sui rigassificatori bisognerebbe riaprire delle parentesi alternando misure temporanee e misure durature. Infine occorre una trattativa comunitaria per definire un tetto al prezzo del gas».
Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia «Gli effetti devastanti della guerra in Ucraina si sono già fatti sentire da tempo sulle bollette dei consumatori e per molte attività economiche ormai la prospettiva è la fermata degli impianti per non consumare gas. In sostanza non occorre aspettare l’embargo per vedere conseguenze devastanti per il sistema produttivo, queste ci sono già da tempo. Paradossalmente un eventuale embargo, per quanto difficile, richiederebbe comunque un prezzo amministrato che finalmente potrebbe essere più basso, intorno ai 50 € per megawattora, rispetto a quello che attualmente stanno pagando le imprese, vicino a 100 € per megawattora».
Massimo Ricci, direttore divisione energia di ARERA «Il contesto energetico degli ultimi mesi ha messo in drammatica evidenza l’urgenza di riconsiderare l’ottica di lungo periodo nello sviluppo dei mercati energetici, anche in considerazione degli impatti sociali legati ai riflessi su interi settori economici dei prezzi dell’energia. Accanto agli interventi di breve periodo messi in campo dal Governo e dall’Autorità per limitare gli impatti dell’aumento dei prezzi sui consumatori e a possibili interventi coordinati a livello europeo finalizzati a mitigare l’attuale esposizione europea ai prezzi internazionali del gas naturale, è necessario accelerare le politiche di investimento nel settore anche affiancando alle normali logiche dei mercati energetici strumenti che favoriscano la copertura dei rischi associati agli investimenti e ne riducano i costi».