Beni confiscati, 200 le cooperative che li gestiscono, 3.000 gli occupati e 100 mln il fatturato
«Abbiamo 200 cooperative impegnate nella gestione dei beni confiscati che occupano 3.000 persone e fatturano 100 milioni. Il nostro obiettivo è di agire con sempre maggiore determinazione per la rinascita di beni e aziende confiscate alla criminalità. È un’azione cruciale per il nostro Paese ma dobbiamo affinare i nostri strumenti e accrescere il dialogo tra istituzioni e il mondo economico e sociale. Anche velocizzando i temi di assegnazione per i quali al momento occorrono 5 anni per passare dalla confisca all’assegnazione. Solo così è possibile mandare un messaggio potente di legalità e di primazia dell’economia sana su quella criminale» afferma Gaetano Mancini, vicepresidente di Confcooperative con delega ai beni confiscati a margine del panel Beni confiscati e cooperazione: legalità e sviluppo del territorio. «I beni confiscati - conclude Mancini – sono un simbolo del potere criminale sul territorio e noi oggi siamo qui per aprire un tavolo di confronto con Istituzioni e organizzazioni chiave per la vita economica e sociale del Paese».
Identikit delle cooperative che gestiscono i beni confiscati: Imprese di piccole dimensioni, ma solide da un punto di vista strutturale e finanziario in grado di generare sul territorio una economia sana, lavoro e prospettive. E questo anche in aree con economie più in difficoltà, con il 60% delle realtà operative nel Sud del paese. È questo l’identikit delle cooperative che gestiscono i beni confiscati, come emerge da una analisi del centro studi di Confcooperative. Il 94% delle cooperative, infatti, ha un patrimonio netto positivo che nel periodo pre-pandemia ha fatto registrare un +21%. Il fatturato generato dai beni confiscati ammonta a circa 100milioni che si traduce in servizi per la comunità e l’inclusione lavorativa soprattutto dei più fragili, dando lavoro a 3mila persone.
Tipologia dei beni confiscati: Ville, appartamenti e anche interi palazzi per un valore di oltre 40milioni di euro. Tanto vale il patrimonio sottratto alla criminalità e gestito dalle cooperative. Il 48% dei beni confiscati gestiti è un immobile residenziale. Il 28% invece è costituito da terreni, in prevalenza agricoli. Le strutture commerciali o industriali sono il 16%. Non mancano strutture ricettive (2%) che sono prevalentemente villaggi turistici.
Nuova vita per i beni confiscati: Ma come vengono impiegati dalle cooperative i beni confiscati? Il 34% beni confiscati riguarda l’accoglienza e l’integrazione, incluso l’housing sociale. Alle attività agricole è desinato il 25% dei beni, mentre il 12% riguarda la formazione e il 10% rivive grazie al commercio, l’artigianato e la ristorazione con le sartorie o le osterie sociali.
Sono quattro le direttrici di intervento che la cooperazione intende mettere in campo.
- Dialogo tra istituzioni e privato sociale e più efficacia nell’affidamento dei beni confiscati: Occorre incrementare il dialogo tra istituzioni e privato sociale dentro una visione strategica e lo sviluppo della co-progettazione. Occorre anche semplificare il processo di assegnazione dei beni per evitare di arrivare alla vendita dei beni o alla liquidazione definitiva delle esperienze. Oggi in media si impiegano 5 anni dalla confisca del bene alla sua assegnazione, troppi!
- Strumenti e risorse per stimolare progetti: Accrescere la capacità progettuale diffusa e mettere in campo strumenti e risorse per stimolare l’azione del mondo cooperativo e del terzo settore. Un percorso in chiave propositiva, a supporto degli enti locali e dell’agenzia nazionale anche per trovare insieme soluzioni per assicurare lo sviluppo a lungo termine dei beni assegnati dopo la confisca.
- Mettere al centro il lavoro sano: Azioni specifiche per sostenere il successo dei progetti di rilancio delle aziende confiscate, tutelando l’occupazione dei lavoratori, potenziando la trasformazione delle aziende sane anche attraverso il “workers buyout”, applicando la disciplina delle aziende in crisi e sostenendo i processi imprenditoriali sia tecnicamente che finanziariamente.
- Rimessa a coltivazione dei terreni confiscati nel segno della sostenibilità: Lanciare una grande opera di rimessa a coltivazione dei terreni confiscati, seguendo le direttrici della sostenibilità, dell’inclusione, del rispetto di tradizioni e colture. Punto di partenza è una rilevazione più puntuale del potenziale di questi terreni.
Le buone prassi, nuova vita per i beni confiscati, ecco le testimonianze delle cooperative
Verbumcaudo (Polizzi Generosa – PA): Nel cuore della Sicilia c’è un pezzo di terra che oggi racconta l’impegno quotidiano e concreto di Giovanni Falcone: una masseria e dei campi coltivati in biologico a metà tra l’area del Vallone nisseno e le Madonie, in prossimità dei comuni di Villalba, Vallelunga Pratameno e Valledolmo, che fino al 1983 apparteneva ai fratelli Greco, boss reggenti della famiglia di Ciaculli. Oggi la comunità si è riappropriata del bene per mezzo di undici giovani che hanno avuto il coraggio di dare una nuova storia ai campi abbandonati partendo dal lavoro della terra, dalle coltivazioni biologiche e di eccellenza, costituendo così la Cooperativa Sociale Verbumcaudo.
GOEL Gruppo Cooperativo (Roccella Ionica - RC): GOEL - Gruppo Cooperativo è una comunità di persone, imprese e cooperative sociali che opera per il riscatto ed il cambiamento della Calabria. Le attività del Gruppo sono radicate principalmente in Calabria ma l'impegno di contrasto si dispiega a livello nazionale. Il Gruppo GOEL è impegnato nel campo sociale e sanitario e in iniziative imprenditoriali etiche e innovative come Cangiari, brand eco-etico dell’alto di gamma della moda italiana, Goel Bio, che aggrega aziende agricole biologiche che si oppongono alla 'ndrangheta, I viaggi del Goel, tour operator specializzato in turismo responsabile con soggiorni e servizi presso aziende etiche e che si oppongono alla 'ndrangheta o strutture confiscate.
Al di là dei sogni (Sessa Aurunca - CE) La cooperativa sociale “Al di là dei sogni” onlus nasce da un gruppo di giovani professionisti nel dicembre del 2004. L’obiettivo è perseguire da un lato lo sviluppo del benessere psico-fisico dal punto di vista socio-assistenziale e/o sanitario e dall’altro realizzare attività, servizi, che hanno come finalità prevalente l’inserimento formativo e lavorativo delle fasce svantaggiate. Questa “mission” si consolida nel 2009 con l’avvio della gestione di un bene confiscato alla camorra, con circa 17 ettari di terreno, sito a Maiano di Sessa A. (CE) e poi intitolato alla memoria della vittima innocente “Alberto Varone”.
Semi di vita (Bari) Semi di vita si occupa da dieci anni di agricoltura sociale con due ettari di orto sociale a Japigia – Bari, ventisei ettari confiscati alla mafia a Valenzano (Ba) e quattrocento metri quadri di serra all’interno dell’Istituto penale per minorenni “N. Fornelli” con l’obiettivo di fare formazione e inserimento lavorativo a giovani detenuti. Il motto della cooperativa: “Dove altri vedono terra e anima arida noi vediamo buoni frutti”.