Confederazione

Assemblea nazionale: Gardini al governo, ecco le nostre proposte per ripartire

Ecco i passaggi più significativi della relazione del presidente Maurizio Gardini alla 41esima assemblea di Confcooperative 

ABBIAMO CURA DEL PAESE: È il titolo della nostra assemblea. Perché? Lavoro e inclusione sociale sono il filo conduttore dell’azione delle cooperative che creano lavoro in Italia dove pagano le tasse, distribuiscono ricchezza e non delocalizzano. Rispondono ai bisogni delle comunità. Realizzano il 25% dell’agroalimentare Made in Italy. Rappresentano il 30% della distribuzione al consumo e al dettaglio, il 19,6% degli sportelli bancari e portano servizi di welfare a 7 milioni di italiani. Le cooperative sono protagoniste dello sviluppo del Paese e sono l’ossatura di quella parte di economia sociale che si fa carico di aiutare l’Italia a crescere in modo sostenibile. La cura del Paese è per noi quel «Mi importa, ho a cuore» di Don Milani. È lo stesso impegno a cui ci richiama Papa Francesco. L’azione di Confcooperative nel solco della dottrina sociale (fonte Centro Stuti Confcooperative).

INFLAZIONE, LA FEBBRE CHE CONTAGIA L’ECONOMIA: L’inflazione ha portato indietro le lancette della storia agli anni ‘70 – ‘80. Avevamo perso confidenza con gli effetti dell’inflazione. Una buona parte della popolazione non ha memoria di una crescita dei prezzi a due cifre come è accaduto fra il 1973 e il 1984. Il 2022 ha invece costretto famiglie e imprese a misurarsi con una maggiore volatilità dei prezzi. Deprimendone il potere di acquisto e accentuando le differenze. Cresce il PIL, ma non il BES. Con un inevitabile squilibrio nella distribuzione  distribuzione della ricchezza. Anche le imprese soffrono le più onerose condizioni di accesso al credito: i tassi di interesse alti mettono a rischio 1 cooperativa su 10 (fonte Centro Stuti Confcooperative).

COOPERATIVE PILASTRO DELL’ECONOMIA: La cooperazione rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia del Paese. Rappresenta l’8% del PIL e Confcooperative con i suoi numeri per occupati e fatturato vale poco meno del 4% del PIL. La cooperazione conta su una base imprenditoriale di oltre 75 mila cooperative che fatturano 161 miliardi di euro. Agisce, inoltre, da forte fattore di inclusione e partecipazione, attraverso 1,3 milioni di lavoratori e il coinvolgimento di 13,5 milioni di soci. Nelle cooperative aderenti a Confcooperative le donne occupate sono il 61%, mentre è al 26,6% la governance rosa nelle coop, in entrambi i casi parliamo di un +10% rispetto a quanto accade nelle altre forme di impresa. (fonte Censis/Unioncamere/Centro Stuti Confcooperative).

COMUNITÀ ENERGETICHE E COOPERATIVE DI COMUNITÀ: i territori sono pronti, il legislatore no: manca l’impianto normativo per comunità energetiche e cooperative di comunità che nascono sui territori, ma con margini operativi ancora molto ristretti. Le comunità energetiche possono avere impatti economici e ambientali importanti. Da qui al 2030 possono contribuire a realizzare 7 GW di potenza installata che contribuirebbero per il 10% a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione indicati da Agenda 2030. Sommando gli investimenti complessivi, i benefici per gli utenti finali sarebbero quantificabili in 4 miliardi di euro. (Fonte ENEA)

OCCUPAZIONE, POVERTÀ NONOSTANTE IL LAVORO: RIDURRE IL CUNEO FISCALE: L’Italia conta oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero e 3,8 milioni di lavoratori che ricevono una retribuzione annuale uguale o inferiore ai 6.000 euro. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che il 10,2% dei lavoratori sono in povertà relativa. Dato che sale al 17,3% per gli operai e al 18,3% per gli occupati nelle regioni del Sud. Rinnoviamo la richiesta di investire sulle imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo – ulteriormente – il cuneo fiscale che pesa circa il 10% in più della media Ocse. Libererebbe nuove risorse per le imprese e lascerebbe più soldi in tasca ai lavoratori con un effetto positivo sui consumi interni depressi dall’inflazione (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat).

IL MISMATCH COSTA 1,2% DI PIL: È un problema che  mina la competitività delle imprese, grandi piccole e micro, pesa per 1,2% del Pil pari a 21 miliardi (stima Censis). Basti pensare che 1 cooperativa su 2 lamenta la mancanza di figure professionali. Le nostre imprese occupano 540.000 persone, ne potrebbero assumere altre 30.000, ma non trovano figure adeguate, dal socio sanitario all’area tecnico scientifica, dall’agroalimentare al trasporto e ai servizi turisti e culturali. (fonte Centro Studi Confcooperative).

CODICE APPALTI E ACQUISTI PUBBLICI: riteniamo che possano rappresentare una leva di sviluppo di enorme importanza. Noi siamo contro il massimo ribasso. Occorre combattere il dumping contrattuale. Proponiamo di rafforzare le sanzioni penali e la responsabilità delle aziende committenti che utilizzano false imprese nei propri processi produttivi. Siamo anche favorevoli alla riduzione delle stazioni appaltanti. Alzare la qualità delle gare per far crescere la qualità dei servizi e delle opere

STOP BUROCRAZIOPOLI: La burocrazia è un macigno che pesa su imprese e cittadini per 31 miliardi di euro. Porta via alle imprese oltre 6 settimane per i 14 principali adempimenti fiscali. Proponiamo da tempo un “disboscamento” e riordino delle innumerevoli leggi vigenti. (Stima Censis)

EXPORT E INTERNAZIONALIZZAZIONE: Nell’ambito della Cabina per l’Internazionalizzazione per sostenere l’export vanno studiate nuove modalità di supporto alle imprese a partire dalla formazione del capitale umano. Aprire nuovi show room all’estero. Promuovere un piano di comunicazione internazionale che faccia conoscere il made in Italy e contrasti l’Italian sounding che con i suoi 80miliardi (fonte Assocamere Estero – The European House Ambrosetti) vale più del doppio del nostro export agroalimentare che ha superato i 50 miliardi. Aumentare le missioni di sistema a guida politica. Ampliare l’export ai nostri servizi dal facility management alle costruzioni, dai servizi di welfare alla valorizzazione culturale, dai servizi ambientali alle costruzioni: la ricostruzione in Ucraina può vedere protagoniste le pmi italiane. Senza infrastrutture non si fa export, vanno poi potenziati gli asset del Sud per consentire alle imprese del Mezzogiorno di salire sul treno dell’export.

POVERTÀ: 1 famiglia su 3 si colloca in un’area di sofferenza economica. Le famiglie in povertà assoluta dal 2005 al 2021 sono più che raddoppiate passando da 800.000 a 1,9 milioni, parliamo di 5,6 milioni di persone, il 7,5% delle famiglie. La povertà relativa riguarda invece un aggregato più ampio, pari a 2,9 milioni di famiglie, il 9,4% del totale pari a 8,8 milioni di persone il 14,8% dei residenti. Nel caso della povertà relativa la quota risulta più alta fra le persone più giovani (il 17,4% nella classe d’età 18-34 anni; fino al 22% fra le persone con meno di 18 anni). (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat).

Ragionando in termini di “investimenti sociali” la ristrettezza economica rimanda ad altre due tipologie di povertà: abitativa ed educativa

POVERTÀ ABITATIVA: circa 3 milioni di famiglie vivono nel sovraffollamento e lo indicano come il principale fattore di tensione e di criticità per la propria condizione personale. Il fenomeno riguarda 1,8 milioni di famiglie che vivono in affitto, il 35,6% del totale e 1 milione di famiglie proprietarie, circa il 15,2% del totale. Va peggio alle famiglie composte da stranieri o monogenitori, in questo caso interessa 1 famiglia su 2. (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat). Le difficoltà economiche fra gli affittuari il 12,1% delle famiglie è in arretrato con il pagamento delle utenze domestiche, il 9,4% con il canone dovuto al proprietario, mentre quasi mezzo milione di famiglie proprietarie è, invece, in ritardo con le rate del mutuo (2,7%). (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat).

POVERTÀ EDUCATIVA: l’insieme dei fattori di precarietà economica può essere alla base di un crescente senso di sfiducia che colpisce un altro “investimento sociale”: l’istruzione. Ben 500.000 giovani, più di 11 giovani su 100, nella classe d’età 18-24 anni, abbandonano i percorsi d’istruzione e formazione senza aver conseguito una qualifica o un titolo di studio. La povertà educativa rende inadeguati quasi 37 ragazzi della terza media su 100 (47 nel Mezzogiorno, 51 in Sicilia e in Calabria). Anche il dato sui Neet, 3 milioni e 85 mila, circa 1 giovane su 4 in un’età compresa fra i 15 e i 34 anni, testimonia la persistenza di un fenomeno che si è progressivamente consolidato (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat)

POVERTÀ SANITARIA, IL DIRITTO SPEZZATO: Nel 2022, 7 italiani su 100 hanno scelto di non curarsi, pur avendone necessità, ma il dato sale al 12% nel caso di persone con risorse economiche scarse. Anche l’invecchiamento e la non autosufficienza subiscono una selezione nella possibilità di assicurarsi servizi di assistenza. Abbiamo 3 milioni di persone, il 63,1% sono over 64enni, che soffrono di gravi limitazioni nelle funzioni quotidiane. Sono 12.639 le strutture residenziali socioassistenziali e sociosanitarie con 307.000 posti letto per anziani: il 70,3% è nelle regioni del Nord.

Impari il confronto con altri paesi europei. Rispetto ai 441 posti letto per 100 mila abitanti destinati alla lungo degenza in Italia, la Germania è in grado di offrirne 1.166, la Svezia 1.293 e i Paesi Bassi 1.373. In tutti i casi si tratta di un’offerta almeno tre volte superiore a quella italiana (fonte Censis su dati ISTAT/Eurostat/Ministero della Salute).

SOSTENIBILITÀ: Nello scorso anno è stato di oltre 1,2 miliardi di euro l’investimento delle nostre cooperative in sostenibilità: risparmio energetico, riduzione dei consumi, riciclo e riutilizzo dei materiali, utilizzo di materiali di minore impatto, formazione e nuove tecnologie. (fonte Centro studi Confcooperative)

Risparmio del suolo, riqualificazione urbana e delle aree interne: Negi ultimi dieci anni la cooperazione di abitazione ha realizzato 87.000 nuovi alloggi, il 20% dei quali è destinato alla locazione con canoni inferiori del 20-30% a quelli medi di mercato. Si può parlare di social housing per far fronte al disagio abitativo e alla domanda povera del mercato. La politica abitativa della cooperazione ha cercato anche di contrastare il consumo di suolo, privilegiando interventi di recupero di aree urbane degradate o dismesse. Un’azione, questa, auspicata dall’ISPRA, che denuncia, invece, quanto accade in Italia, dove “il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate. Nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato 69,1 km quadrati, ovvero, in media 19 ettari al giorno, il valore più alto degli ultimi dieci anni”. (fonte Censis su fonte ISPRA)

BCC, EUROPA RICONOSCA LO STATUS DI BANCHE DI TERRITORIO: Sono 238 le Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen presenti in 2.532 Comuni e 102 Province. Non si può chiedere al Credito Cooperativo di essere “banca di territorio” senza gli strumenti di legge e di normativa che gli occorrono per svolgere al meglio questo ruolo. Noi chiediamo che la normativa bancaria europea e la vigilanza per le BCC siano semplificate e riconoscano queste banche come less significant, in modo da valorizzarne il ruolo di banche “piccole e non complesse”.

RAPPRESENTANZA: Ribadiamo la validità della scelta fatta con Alleanza delle Cooperative Italiane. L’Alleanza ha dato prova di unità, di capacità di individuare linee di indirizzo e di azione per la cooperazione e per il Paese, senza perdere di vista l’azione sindacale quotidiana di difesa e sostegno delle nostre imprese. Ciò non ci esime dal costruire insieme altre partnership nel mondo dell’associazionismo, dell’Accademia e dei corpi intermedi per trovare ambiti di lavoro comune, utili a convergere su linee strategiche da indicare a chi guida il Paese. Non possiamo chiedere unità a chi governa se noi stessi non siamo capaci di muoverci in armonia.